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“Una volta un cane mi ha cagato in cortile”, Travaglio imbratta statua di Hachiko

Foto Credits: Leoman3000/WikipediaCommons Foto Credits: NickGray/Flickr

Shibuya City (Giappone) – Sembrava praticamente impossibile potesse accadere una cosa del genere, considerando gli editoriali che il direttore del Fatto Quotidiano ha scagliato contro chi attaccava il ricordo di Indro Montanelli, ma è successo davvero: il giornalista Marco Travaglio, già collaboratore de ‘Il Giornale’, de ‘La Voce’, persino de ‘La Repubblica’ e di ‘Crucintarsi & Co.’, ha intrapreso un viaggio di dodicimilaottocentoottantanove chilometri solo per poter imbrattare la statua del più famoso cane che sia mai stato conosciuto. E non stiamo parlando del Pippo nelle storie di Pazienza, ma di Hachiko, il fidato migliore amico di Richard Gere in un notissimo film del 2009.

“L’ho fatto per protestare contro chi protesta nei confronti di un uomo buono e saggio come Indro Montanelli – spiega il direttore Travaglio in collegamento ad ‘Otto e mezzo’ con Lilli Gruber – e poi una volta è accaduto che un cane della stessa razza, che diciamo è molto difficile da trovare nelle nostre città, a meno che il padrone non sia ricco e quindi molto probabilmente colluso con i poteri forti, o con il PD, ah no, giusto ora il PD è quasi simpatico, con Renzi. Sì, con Renzi, quell’uomo vergognoso che non vede l’ora di andare in tv a raccontare tutto della sua vita…a proposito vi ho mai detto di quando sono andato fino in Giappone a imbrattare la statua di un cane?”.

Lilli, dallo studio, ha fatto notare a Travaglio che il motivo principale del collegamento era proprio discutere discutere di questo episodio, e il feroce giornalista non ha esitato a giustificare il suo gesto: “C’è gente, in questo Paese, no, non il Giappone, l’Italia, che pensa che Montanelli sia un razzista, un pedofilo, uno stupratore e inoltre, cosa ancora più grave, che si scrivesse gli articoli da sé pensando veramente quelle cose oscene che poi metteva su carta. Ma io no. Io considero Indro, scusate se lo chiamo per nome, come un precursore e non certamente come un razzista. Certo, ha accettato di sposare una ragazza di dodici anni in piena colonizzazione dell’Abissinia, certo, la chiamava un ‘docile animaletto’, certo, l’ha comprata e, certo, non ha mai rinnegato niente di tutto ciò come se si vantasse di tale avvenimento. Ma, io vi dico, chi nella vita non ha fatto cose di cui poi non si è mai vergognato? Vi faccio l’esempio di Renzi, ecco: Renzi si è mai vergognato di essere nato? No. E allora di cosa stiamo parlando?”.

Travaglio, infine, ha cercato anche di giustificare il suo gesto che, ammette, è stato un po’ troppo pesante: “Hachiko non ha nessuna colpa ma paga in nome della solidarietà canina, io sono venuto qui in Giappone anche per far capire a tutti gli altri animali (soprattutto a quelli che votano Italia Viva), che il mio giardino non è il posto adatto per fare i loro comodi. E che combatterò per il sacro diritto, nel nostro Paese, di avere un prato all’inglese libero da escrementi altrui. Come un gazebo di Italia Viva”.

Davide Paolino