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“Non vogliamo più fare tutta quella strada”, i Re Magi affidano i regali a un rider

"Non vogliamo più fare tutta quella strada", i Re Magi affidano i regali a un rider - Lercio

Betlemme (Palestina) – “Con tutto il rispetto ma ci siamo rotti! Sono duemilaeventi anni che facciamo sempre la stessa cosa, portiamo sempre gli stessi regali ma soprattutto facciamo sempre tutta quella strada per arrivare alla grotta. Eppure i tempi sono cambiati, avrebbero dovuto, col passare degli anni, darci un mezzo di locomozione più moderno dei cammelli, tipo, che ne so, un quad, una jeep, una Panda 4×4, una Palio, no, in quel caso meglio il cammello. Camminare per giorni e giorni, dall’8 Dicembre al 6 Gennaio, per portare quella roba al criaturo è decisamente troppo. Perciò, stavolta, abbiamo deciso di non partire!
A parlare così Melchiorre Magi, componente dei trio musicale ‘I Re Magi‘, che tanto successo hanno avuto in Palestina da migliaia e migliaia di anni.

Bisogna pur rinnovarsi ogni tanto”, spiega Gaspare Magi, fratello di Melchiorre, “la nostra idea è passare la palla a qualcuno che con questo mestiere ci campa, cioè, ci prova a campare, ovvero, qualcuno che con questo mestiere viene sfruttato fino a quando non prende contro un camion, per pochi euro a consegna, senza contributi, aprendosi una partita IVA, lavorando di notte, nei weekend e pure nei giorni di festa. Un vero martire del nostro tempo: un rider. A lui (o lei) non interessa la destinazione, quanto tempo ci può mettere, o se deve passare tra Paesi perennemente in guerra tra di loro, lui va dove deve andare e possiamo far consegnare a lui i regali per il criaturo. Che poi…sinceramente…capisco che il “padre” è abbastanza vecchio, ma già gli regaliamo la mirra per imbalsamarlo? E che diamine! Fossi in lui mi toccherei un po’!

Il mondo è cambiato”, spiega Baldassarre Magi, fratello di Melchiorre e Gaspare, “pensi che noi non potevamo dire in giro che siamo una band musicale fino a qualche centinaio di anni fa. Pensavano veramente fossimo dei Re. Come se Nat King Cole o Paul King o i King Crimson  fossero davvero monarchi pure loro. Cioè per fortuna la gente si è evoluta, col passare degli anni, e ha finalmente accettato nuove forme di schiavismo, come appunto i rider. Sotto la morbida ala dell’accoglienza o dell’integrazione costringiamo più che altro immigrati o persone con forti problematiche economiche a farsi ogni giorno decine e decine di chilometri in bici perché noi non abbiamo voglia di scendere a prenderci il pollo fritto camminando. Questo è il progresso. Ed è bene sfruttarlo”.

Aggiungo”, specifica Melchiorre, “che se fosse per noi eviteremmo di costringere un povero rider a passarsi la notte di Natale consegnando oro, incenso e mirra, ma non abbiamo veramente più voglia, vorremmo anche noi farci uno spaghetto alle vongole la notte della vigilia, senza il contorno di sabbia. Che poi l’incenso non è mai arrivato a destinazione da duemila e venti anni perché evapora, l’oro normalmente qualcuno se lo imbosca, e sì, diciamocelo: abbiamo sempre e solo donato la mirra. Tanto a che serve?

Il rider chiamato per la spedizione, intanto, ha solo parole dolci nei confronti dei tre fratelli che hanno richiesto i suoi servigi: “N’dà chella granda zompapereta r’è mamme loro”.

Parole in aramaico antico che difficilmente riusciremo mai a tradurre.

Davide Paolino