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Calcio. Olympiakos batte Tel-Aviv 6 a 1. Israele lancia razzi anche su Atene

Vicino Oriente – Dopo che l’Onu ha approvato la risoluzione che vincola Israele a un cessate il fuoco, il governo reazionario di Tel-Aviv ha trovato un altro motivo per proseguire la guerra. Il casus belli è la sconfitta, un paio di settimane fa, del Maccabi Tel Aviv da parte della greca Olympiakos.

Subito il governo di Bibi Netanyahu ha fatto una ricerca storica e ha notato che la Grecia può essere considerata nemica di Israele per due motivi. Fino al 1814 la Grecia ha fatto parte dell’Impero Ottomano, e questo la rende d’ufficio nemica d’Israele. Non solo, ma fact checker indipendenti hanno scoperto che non esiste alcun documento del 1814 in cui i greci prendono le distanze da Hamas. Colpa grave che ancora macchia le fondamenta stesse dello stato ellenico. Il secondo motivo è un po’ antecedente, ma non così tanto, specie se paragonato all’età della Terra: visto che l’esercito di Alessandro Magno ha conquistato la Palestina circa nel 300 a.C., ci sono tutti i fondamenti legali per considerare pure quell’aggressione un motivo valido per iniziare un bombardamento del Pireo.

A nulla è servita la richiesta da parte dell’Unione Europea, degli Stati Uniti e pure della Russia, quest’ultima unita alla Grecia dal credo ortodosso, di evitare un’inutile escalation per motivi così pretestuosi come la situazione geopolitica di secoli prima. Sentitosi per la seconda volta in difficoltà nel giro della stessa settimana, Netanyahu ha fatto un passo indietro. O per meglio dire di lato. Ha spiegato che il bombardamento in Grecia non ha nulla a che fare con la politica, la religione, le etnie, ma con il calcio. Motivo per il quale l’opinione pubblica europea ha lasciato correre, come al solito.

(Quest’articolo è stato scritto anche grazie al sostegno di Box)