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Arte. La cometa? Giotto non voleva disegnarla, si appoggiò all’affresco con la mano sporca di giallo

Pubblico dominio Foto Credits: Wikipedia

Padova (PD) – Cappella degli Scrovegni. Giotto di Bondone, più noto come Giotto1267 o più semplicemente Giotto, uno dei più grandi pittori e influencer della storia della nostra nazione, colui che Boccaccio definì “il miglior dipintor del mondo” a distanza di sette secoli non smette ancora di stupirci, svelandoci un altro dei suoi straordinari segreti artistici.

Giotto fu il primo a inserire la cometa in una scena della natività (Adorazione dei Magi), diventata successivamente l’icona assoluta del Natale e simbolo del momento più sentito della cristianità. Ma l’evento che ha cambiato per sempre il corso della storia dell’arte e di tutte le rappresentazioni pittoriche dalla nascita di Gesù fino ai giorni nostri sarebbe frutto di una sua distrazione.

Migliaia di pittori, storici dell’arte e presepisti, nei secoli, sono stati tratti in inganno da un’errata interpretazione di una semplice ‘sbavatura’ del genio toscano. Quella cometa così strana, sproporzionata rispetto agli altri elementi dell’affresco, non era altro che una maldestra manata (o craniata) dovuta probabilmente a un tentativo di riprendersi da un giramento di testa del pittore. costretto per ore a lavorare sdraiato.

Il critico Vittorio Sgarbi è stato tra i primi ad ipotizzare che quella probabilmente non era una cometa: “Sì, Giotto vide la cometa di Halley poco prima di dipingere la cappella degli Scrovegni, ma come la maggior parte dei timorati di Dio del quattordicesimo secolo, è molto più probabile che passò tutta la settimana in paranoia chiuso in casa aspettando la fine del mondo – ha commentato Sgarbi – di conseguenza non avrebbe mai voluto immortalare quella cosa, che portava pure sfiga, in una delle sue opere più maestose e ben retribuite”.

Inizialmente si pensava che fosse rimasto a secco di blu, il colore più caro all’epoca, tanto che gli Scrovegni furono costretti ad aumentare i tassi di usura per continuare a fornirgliene. L’indizio che non si tratterebbe di una cometa però, si trova nel tema della “terapia dei contrari” ispirata da Alberto da Padova, che l’artista fiorentino ha utilizzato nell’affresco, ovvero la contrapposizione di vizi e virtù, in un continuo bilanciarsi fino a creare una sorta di percorso verso la beatitudine. Per rispettare la concezione agostiniana del programma teologico della Cappella degli Scrovegni, Giotto corse ai ripari apponendo, nel lato sinistro, una scritta in pessimo latino: canem circulus virgam Dei – particolare che potrebbe avvalorare l’ipotesi della craniata al soffitto ma anche costituire una personale bestemmia di compensazione.


Vittorio Lattanzi