Milano (Territorio da desalinizzare) – “Era un’idea semplice, così semplice che poteva venire anche ad un babbuino, ma stiamo pur sempre parlando di un giornalista di destra!”, le parole di Arturo Macchiavelli, dipendente SIAE, sono poche ma decise.
“In questi tempi balordi per il giornalismo italiano, inventare i titoli per i quotidiani è abbastanza semplice: basta snocciolare due dati parziali a caso e la fan base è bella che è esaltata”, spiega Macchiavelli comportandosi quasi da sociologo affermato, “e per la comunità di destra è ancora più facile: a loro non interessano né i dati né i risultati positivi. A loro interessa solo che l’avversario rosichi!”.
Che poi, di motivi per rosicare, per un non elettore del governo in carica non è che ce ne siano così tanti: i salari sono fermissimi, indice di un aumento della precarietà abbastanza diffuso; nella comunità internazionale la parola del Presidente del Consiglio in carica è pari a quella del due di coppe con briscola a bastoni e, per gli USA, siamo l’equivalente di un bassotto discretamente abile nel portare le pantofole al padrone.
“Però per Libero, Il Giornale, La Verità, Il Messaggero e Il Secolo d’Italia il governo presieduto dal Presidente Giorgiə Meloni è il migliore mai avuto dall’inizio della prima era giurassica e chi dice il contrario rosica”, continua Macchiavelli, “per tale motivo un giornalista illuminato di destra, anche se è un ossimoro, ha depositato da noi la frase ‘e la sinistra rosica’, diventando in pochissimo tempo miliardario”.
Eh sì, perché gli articoli della cosiddetta stampa “libera” sostengono a gran voce la rosicata perpetua di chi non celebra Meloni e i suoi ministri. E approfittando di questo canovaccio (che persino ChatGpt abborrirebbe), il giornalista ha trovato vita facile per fare la sua fortuna.
“Come si chiama il giornalista?”, conclude Macchiavelli sorridendo a pieni denti, “non posso dirvelo, ma avendo aggiunto l’aggettivo ‘illuminato’ di sicuro non è Capezzone”.
Davide Paolino