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“Voglio sentirmi come a scuola”: 15enne in DAD si fa crollare addosso il soffitto della cameretta

Foto Credits: Pixabay

NAPOLI (DELUCHISTAN)- Cosa fare quando ti manca tantissimo andare a scuola ma non puoi perché i contagi negli istituti di ogni ordine e grado sono saliti del 75% nelle ultime due settimane, nonostante gli sforzi dei gruppi Whatsapp delle mamme? Come gestisci la saudade della classe, mentre sei costretto in didattica a distanza?
Crei intorno a te, in casa, un ambiente che ti ricordi quello del tuo istituto, compreso il tetto che improvvisamente ti si schianta addosso. Così ha fatto il giovane Alessergio B., iscritto al secondo anno dell’I.T.G.S. (Istituto Tecnico per Geometri e Scippatori) “Luciano Moggi” di Corzano (NA), zona attualmente rossa, dopo circa un mese di DAD. “Non lo sopportavo più – dichiara B. dopo essere stato estratto dalle macerie stamattina presto – dobbiamo tornare a scuola! Non mi interessa questa faccenda dei contagi al +75%, io sono giovane, a me o’ covid m’adda fa sul nu grande buc****o (‘il covid mi fa un baffo’, NdT)! E poi, che ne so io che significa +75%?? A scuola con le percentuali siamo arrivati solo fino al 56%!“.

La scuola di Alessergio è una tra le tante oggetto della politica confusa circa la didattica in presenza: prima una riduzione del 20%, poi un aumento, poi un periodo di incertezza durante il quale il preside, indeciso se aprire o chiudere l’Istituto, lo ha lasciato “socchiuso”, in classe entravano solo gli anoressici. Poi la disposizione finale un mese fa: DAD al 100%.

Il ragazzo, come molti altri suoi coetanei, ha iniziato dopo un po’ a manifestare una certa insofferenza verso questa condizione. “Ogni giorno sono costretto a svegliarmi, fare colazione con calma, al caldo, andare nella mia stanza e mettermi comodamente seduto davanti al computer per iniziare la giornata. Poi, alla fine della mattinata, spengo il pc, faccio pochi passi e mi ritrovo in soggiorno, con il piatto a tavola. Vi sembra vita questa??” , ha dichiarato B., scoppiando in lacrime.

Alessergio ha raggiunto qualche giorno fa il punto di rottura e una notte, mentre i genitori erano in camera da letto, impegnati a pianificare nuovi modi di proiettare le loro frustrazioni su di lui, ha deciso di sfruttare le sue conoscenze sull’equilibrio dei corpi per minare la stabilità del solaio sulla sua testa. “In Tecnologia delle Costruzioni ho 8+, è stato facile capire come fare, anche perché il nostro professore è completamente incapace e non sarebbe in grado di costruire una struttura stabile manco se lo volesse. L’unica cosa ferma che tiene è ‘na guallera e calcestruzzo (‘L’unica cosa stabile che possiede è una ernia scrotale grave della compattezza del calcestruzzo’, NdT)”.

L’altra mattina, il ragazzo ha preparato tutto con meticolosità. “Ho detto a fratemo di svegliarmi e, come prima cosa, di percularmi per il mio nome sputandomi negli occhi, proprio come fanno a scuola i miei amici – racconta – Poi ho scassato la caldaia: faceva nu cazz e fridd in tutta la casa e ci stava il rischio di zompare in aria da un momento all’altro. Poi ho buttato il sapone nel cesso, ho chiuso la chiave dell’acqua, e ho bruciato tutta la carta igienica che c’era in casa, e so’ stato costretto ad andare into cess asciuttandomi il culo sulle pareti. Che emozione, pareva di essere tornato a scuola!”.

Il clou della vicenda è stato raggiunto quando il tetto sulla sua testa, manomesso la notte prima, gli è improvvisamente cascato addosso: “Mo’ sì, mo sì! Viva la scuola! Si chiavaaaa!!”, avrebbe gridato il ragazzo prima di svenire, sepolto tra le macerie. Il corpo quasi esanime di Alessergio è stato estratto dai Vigili del Fuoco, che sono arrivati sul posto quasi subito perché avevano sbagliato l’indirizzo di un’altra chiamata. “Ua – ricorda il ragazzo – Ua, ripeto, che trip! M’agg vist passa’ tutta l’ora ‘e matematica annanz’ all’uocchije! (‘che emozione! In quei tragici momenti mi son visto passare davanti tutta l’ora di matematica’, NdT)”.

Il giovane, ripresosi dall’ ‘incidente’, si è detto pentito del gesto estremo, ma contemporaneamente fiero del messaggio lanciato: “La scuola è un luogo per crescere insieme… è quella che unitamente alla famiglia ci ha reso quel che siamo… e po’, scusat, se non vado fisicamente a scuola, come cazz pozz fa’ a fa’ filone?? So’ costretto a studiare tutti i giorni, mannaggia a Pedro Pablo Cavour!!!”

Stefano Pisani