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Verona. La Lega vede una cosa legale e insorge

Visori (VR) – La battaglia contro la commercializzazione della canapa è da sempre uno dei cavalli di battaglia della propaganda leghista, al pari della negazione di diritti umani. Ma che succede se la squadra di calcio più importante della tua regione, leghista al 72%, in una tra le primissime provincie roccaforti della Lega e con una sobria tifoseria di estrema destra, viene sponsorizzata da un distributore di cannabis legale come Just Mary?

Gente in piazza con torce e forconi? Boicottaggi? Proteste? No, niente di tutto questo. Solo silenzio, quello sì, tanto, assordante al punto da far persino sentire una flebile provocazione dall’opposizione. Il carroccio, dal canto suo, ha seguito come sempre la linea della vigliaccheria. In fondo è molto più facile mettersi contro una manciata di negozietti di proprietà di ex-rasta – si sa che il momento migliore per aprire un cannabis shop è quando ti cadono i dread – che contro il mondo del calcio. O, almeno, questo è quello che pensano i maligni, perché la Lega parla un linguaggio tutto suo che non sappiamo ancora comprendere, tanto che a tutt’oggi viene da chiedersi: a quale Maria si rivolgeva Salvini col rosario in mano?

Quando la ex leghista Angela Maraventano, il 3 ottobre, gridava da un palco cheLa Nostra Mafia non c’è più perché noi la stiamo completamente eliminando“, a chi rivolgeva in realtà quelle parole di fuoco? Era forse una frecciata per lo sponsor apparso al Bentegodi? O si celava una critica all’amministrazione scaligera, diventata di punto in bianco anti-proibizionista? D’altronde la Mafia come può riacquistare quella sensibilità e quel coraggio di una volta, se poi le togliamo 100 miliardi all’anno con la legalizzazione?

Il partito di Salvini sta forse vivendo una crisi d’identità? Qual è l’attuale lega, quella che si batte per chiudere i negozietti “uno a uno”, come aveva auspicato l’ex ministro dell’Interno, o quella che, sotto sotto, prepara un duro colpo alla Mafia? Quella che chiude porti e consultori, o quella che prega la Vergine Maria e si rivolge alle nonnine? Quella che isola i bambini nelle mense scolastiche o quella che protesta per i tortellini di pollo?

Per fortuna, nel paesino di Visori, i leghisti hanno ancora le idee chiare. Nella Scuola Elementare “Flavio Tosi”, a un bambino di 7 anni del Gambia di nome Rayan, da 2 settimane è stato riservato un comodo posto mensa sul muretto di recinzione dell’istituto comprensivo, a causa delle inadempienze economiche della famiglia. Benché invitato a cibarsi liberamente di tutto quello che la natura gli avesse messo a disposizione, il buon cuore di una cuoca dello staff del catering vicentino, che si è aggiudicato l’appalto della mensa, pensando di far cosa gradita, ha offerto un piatto di gatto al forno al piccolo Rayan. Il bambino però, si è rifiutato di mangiarlo, dopo aver notato la somiglianza con l’amico felino con cui giocava durante l’ora di pranzo da quando non mangiava più con i suoi compagni. Il piccolo Rayan deve aver fatto 1+1: “Se il gatto era in cortile con me, forse anche i genitori del gatto non avevano pagato la mensa e quindi, sarò io il prossimo ad essere cucinato?”. Così, preso dal terrore, ha scaraventato a terra la prelibata pietanza, scoppiando in un pianto disperato e attirando così l’attenzione sull’accaduto. Il gruppo Leghista del paese, capitanato dal suo sindaco Luca Sboho, inorridito da quanto successo, ha subito preso in mano la situazione commentando: “Premesso che il gatto neanche gli spettava, perché quello è per chi paga la retta, è inammissibile che un immigrato non mangi cani e gatti”. Che la Lega riparta da Visori.

Vittorio Lattanzi