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Tv, Rai Uno taglia anche il perdono finale di Don Matteo: assassino condannato all’inferno

Foto Credits: Screenshot Rai Uno

Spoleto (o Gubbio?) – Sembrava una normalissima puntata della serie gialla più adrenalinica della storia della tv italiana e invece quello che è inopinatamente accaduto a pochi minuti dalla fine potrebbe generare addirittura gravi tensioni diplomatiche tra l’Italia e un paese straniero.

Il fattaccio è avvenuto durante la replica del tredicesimo episodio della ventottesima stagione intitolato Ecatombe umbra, in cui Giuseppe Francucci, detto Er Triceratopo, un membro della Banda della Magliana ritiratosi in pensione in Valnerina (“Me piaceva er nome”), stermina un intero borgo, frazioni comprese, perché un cane gli ha urinato sulla ruota del suo Porsche Cayenne. Il colpevole, che ha dichiarato in anticipo sui social le sue bellicose intenzioni di vendetta e lasciato la sua firma su ogni singolo delitto, riesce comunque a farla franca, nonostante le usuali meticolose indagini condotte da Insinna e Frassica, fino a che non interviene l’acume del celebre prete interpretato da Terence Hill che ha trovato uno dei biglietti di rivendicazione firmati e cercato il nome su Google, sino a imbattersi nel video su Facebook con il palese annuncio della strage.

Dopo uno spettacolare inseguimento sulla SS3bis Terni-Cesena, tra il suv del bandito e Don Matteo in bicicletta, il prelato riesce finalmente a tagliare la strada al veicolo poco prima che si lanci su una scolaresca di orfani in gita. Stavolta, però, qualcosa è andato storto non appena iniziato il canonico e salvifico sermone al colpevole prima che peggiori definitivamente la sua posizione (tipo sostenendo il DDL Zan), sermone che in genere suona così: “Io lo so che non sei cattivo ma devi dimostrarlo. Questa è l’erba musicale, soffia e, se sei veramente pentito, l’erba suonerà“.
È proprio a questo punto, infatti, che è arrivata l’improvvida interruzione della scena decisiva da parte di un sempre più mellifluo Bruno Vespa intento ad annunciare l’imminente puntata di Porta a porta, dedicata alla drammatica persecuzione delle donne in Afghanistan e ai benefici all’umore delle iniezioni di acido ialuronico agli zigomi.

Alla fine di questo imprevisto break, però, gli spettatori non hanno potuto assistere alla possibile redenzione del cattivo perché invece della conclusione dell’episodio si sono dovuti sorbire una sequela di spot – tra cui la presentazione della nuova imperdibile fiction di Rai Uno: Alfio, una vita in fumo, la storia del più celebre tabaccaio di via Veneto e dei suoi aneddoti legati alla politica e al jet set della Dolce Vita romana – seguita proprio dalle roboanti note di Via col Vento ad aprire la trasmissione di Vespa (ripetendo, così, l’exploit di pochi giorni fa quando per lasciare spazio al maculato giornalista era stato omesso il finale della fiction La stagione della caccia).
Ora migliaia di italiani resteranno per sempre con il dubbio: “Quell’uomo che ha ucciso centinaia di persone solo per un po’ di pipì su uno pneumatico andrà all’inferno o anch’egli sarebbe stato redento dal pistolotto taumaturgico di Terence Hill?

Immediata la dura reazione della CEI che ha fatto sapere che tale interruzione catodica viola chiaramente i termini dei Patti Lateranensi, il che non potrà che tradursi in un nuovo inevitabile rinvio del pagamento dell’ICi da parte del Vaticano e che, redento o no, per uno della Banda della Magliana un posto per la sepoltura in una basilica romana lo si troverà sempre.

Augusto Rasori