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Salvini: “Appena finisco di togliere le accise sulla benzina inizio a occuparmi del ponte sullo Stretto”

ROMA – Dopo il giuramento al Quirinale, il primo governo a trazione DMIC (che non è un Decreto Ministeriale Inter Comunitario ma sta per Donna, Madre, Italiana, Cristiana) ha riposto Berlusconi nella cripta e ora è pronto a partire.

Dobbiamo ammettere che leggere la lista dei ministri si è rivelato davvero rassicurante, dato che chi aveva pessime aspettative non è rimasto per nulla deluso.

Alla Giustizia abbiamo l’ex magistrato Carlo Nordio: disse che la pedofilia è solo un orientamento sessuale e che quindi col DDL Zan non si sarebbe più potuto criticarla. Insomma, è uno al cui confronto Marta Cartabia era Lady Gaga.

All’Istruzione (e Merito), Giuseppe Valditara, il giurista per cui l’Impero Romano è caduto a causa degli immigrati, quindi figuratevi i danni che potrebbe fare un lavavetri cingalese a un’entità fragile come l’Italia.

A Università e Ricerca, Anna Maria Bernini, con il suo solito sguardo da cerbiatta davanti ai fanali di un autobus ha già promesso la nascita di una facoltà in cui si studierà come pubblicare video a cazzo su Instagram mentre si va a giurare davanti al Presidente della Repubblica.

Alla Cultura arriva l’indipendente (Ahahahahahahaha!!!) Gennaro Sangiuliano, che dal 2018 era direttore del Tg2. Avete provato a guardarlo negli ultimi quattro anni? Ecco.

A Lavoro e Politiche Sociali abbiamo Marina Elvira Calderone: gode della stima di Renzi, credo non serva aggiungere altro.

Affari europei, politiche di coesione e PNRR sono appannaggio di Raffaele Fitto: all’Europarlamento NON aveva votato a favore del Recovery Fund, per cui mi sembra il più adatto a ricoprire il ruolo. Del resto, quando si fa parte di un gruppo che si chiama Conservatori e Riformisti è chiaro quanto la coerenza la faccia da padrona.


Alle Riforme, Maria Elisabetta Alberti Casellati: fiuu, non è alla Giustizia!

Alla Disabilità, dopo il tirocinio nel Conte 1, torna la leghista Alessandra Locatelli detta, forse per la sua affabilità, la Sceriffa: nel 2018 chiese di rimuovere le foto di Mattarella dagli uffici pubblici ma al giuramento ha indossato degli occhiali sperando di non farsi riconoscere.
Di lei si è parlato soprattutto per le sue imprese come vice-sindaco di Como, quando se la prendeva con ramadan, moschee, ong e Carola Rackete (ignoravamo avesse condotto una nave pure sul Lario) ma soprattutto i clochard, con cui era pronta a usare anche le idropulitrici. Non sappiamo ancora quale strategia intenda adottare per le difficoltà che vivono quotidianamente le persone con disabilità, ma consiglio loro di non farsi vedere dalla ministra mentre porgono una moneta a un senzatetto.

Ministro della famiglia, natalità e pari opportunità è Eugenia Maria Roccella: è contro aborto, unioni civili ed eutanasia e queste sono le sue posizioni più progressiste. Però ha anche un cuore, tipo quando ha firmato, insieme a Formigoni, una lettera che chiedeva ai cattolici italiani di sospendere ogni giudizio morale nei confronti di Silvio Berlusconi, indagato dalla procura di Milano per concussione e favoreggiamento della prostituzione minorile. Ha detto che non toccherà la 194: la cancellerà con un telecomando a distanza.

Alla Difesa c’è Guido Crosetto: ha già giurato davanti a Mattarella ma sono mesi che twitta che non farà mai il ministro, quindi perché non credergli?

Il quotidiano satirico Libero ha pubblicato un confronto tra il nuovo esecutivo e il Conte 2, stabilendo che il primo è nettamente superiore ma scordandosi casualmente di inserire nel confronto anche i dicasteri a Infrastrutture e Turismo, cui ora fanno capo Matteo Salvini, la star del Papeete, e Daniela Santanché, la boss del Twiga.

La Pitonessa di Cuneo pare pronta al nuovo incarico, nonostante non si sia ancora ripresa dallo shock dovuto alla devastazione che la burrasca ha causato al suo stabilimento in Versilia rovesciando un cuscino e facendo volare via due ombrellini da cocktail.
Dovrà occuparsi del dossier sulle concessioni balneari ma siamo certi che lo gestirà con coscienza e imparzialità e senza far evocare minimamente lo spettro di possibili conflitti di interesse. Ok, adesso torniamo seri.

Il Capitano ha chiesto per settimane gli Interni (forse aveva scordato un panino con la porchetta in un cassetto) ma si è dovuto accontentare di un ministero tutto sommato secondario, dato che si occupa solo di reti stradali e autostradali, ferroviarie, portuali e aeroportuali e del piano generale dei trasporti e della logistica. Le grandi capacità mostrate in questi anni dal leader della Lega in ogni ambito dello scibile umano sono però garanzia del fatto che l’uomo condurrà questo compito esattamente come i precedenti: alla cazzo di cane.
Salvini ha comunque promesso che appena avrà finito di cancellare tutte le accise sulla benzina inizierà a occuparsi della realizzazione del ponte sullo stretto di Messina, poi è tornato a tramare per strappare la competenza sui porti, perché, si sa, se non gioca un po’ sulla pelle dei migranti il suo consenso si affievolisce molto in fretta.

Insomma, presidente Meloni, si poteva fare molto meglio però anche peggio… quello, però, in effetti non di molto.
Per fortuna, a fronteggiare questo governo c’è un’opposizione compatta e sempre pronta a dare battaglia. Ok, ora la smettiamo davvero.

Augusto Rasori