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Repubblica intervista in esclusiva il citofono di Mario Draghi

Foto Credits: Antonio Mette

Città della Pieve (PG) – Riportiamo l’intervista integrale dei nostri colleghi del quotidiano La Repubblica al citofono del “casolare immerso nella quiete della campagna dell’Umbria” (fonti ANSA) in cui il presidente del Consiglio incaricato si è ritirato insieme a Bill Gates, George Soros e Lino Banfi per redigere una sintesi degli incontri degli ultimi giorni e formare il nuovo governo.

Rep: Suono, avverto un suono di ritorno molto dolce, come ad indicare che la chiamata al citofono è andata a buon fine, si accende una luce rassicurante, quasi celestiale.
Cit: Sì?

Rep: Sono io…
Cit: Ah, ancora quelli del Corriere?

R: No, sono io, il giornalista di Repubblica. Ma lei è il citofono di Mario Draghi?
Cit: Sì.

Rep: È davvero un piacere Onorevole! Cosa si prova ad essere il citofono esterno proprio del protagonista principale delle attuali vicende politiche italiane?
Cit: È un buon lavoro tutto sommato, la zona è serena, non ci sono ragazzini in giro a fare scherzi e nemmeno Testimoni di Geova. Ora che ci penso, pure i vostri colleghi de La Stampa mi hanno chiesto le stessa cosa, anche se poi, quando hanno visto l’albero dove Draghi si appoggia quando tira il fiato durante le sue sessioni di jogging, si sono precipitati lì a intervistare il telefono della sua stanza.

Rep: Ci racconti qualcosa del suo rapporto con Mario Draghi.
Cit: Beh, cosa posso dire, è un normale proprietario di citofoni, abbiamo un rapporto formale ma cordiale, ogni volta che va a fare la sua corsetta esce senza chiavi e io sono al suo servizio, ma nel resto della giornata usa le chiavi come tutti voi.

Rep: “Usa le chiavi“, una risposta che vale più di mille parole. Forse è proprio questa una delle sue più grandi qualità, una persona così straordinaria che riesce persino a condurre una vita normale per non umiliare gli italiani. Ma da quanti anni è al servizio dell’ex governatore della Banca d’Italia?
Cit: Da 14 anni, 24h su 24h con solo 2 giorni di assenza sul lavoro.

Rep: Presumo un black-out?
Cit: No, sì è sposata mia figlia. Però, ora che ci penso, una volta c’è stato un guasto elettrico di un paio d’ore. Quante risate quel giorno. Era uscito con i suoi bracchi Milton e John Maynard e si era perso le chiavi, quando è rientrato io mi ero preso una pausa sigaretta, così ha provato a scavalcare ed è stato bloccato da quelli del controllo del vicinato che non lo hanno riconosciuto ed è stato costretto a passare la notte coi cani nel caveau della Banca d’Italia. Milton aveva pure mangiato diverse banconote per un valore di circa 13 miliardi di lire.

Rep: Ci racconti un ultimo aneddoto della straordinaria vita del Dott. Draghi.
Cit: Ricordo quella volta ancora con angoscia, aveva pestato a sangue Matteo, il suo edicolante di fiducia, perché quella mattina ha potuto comprare solo 6 quotidiani su 8 visto che non erano arrivati il Dawn dal Pakistan e la Tercera dal Cile. Quella mattina mi pigiò nervosamente e mi imbrattò completamente di sangue, non era gentile come al solito, era teso, agitato – certo, mi fa più schifo quando mi suona che è ancora tutto sudato per il jogging – ma poi, una volta calmatosi, è tornato quello di sempre, un animale a sangue freddo, ed è venuto di persona a pulirmi e non penso solo per eliminare prove.

Che dire? Una persona che vuole così bene ai citofoni non può non voler bene anche al popolo italiano.

Vittorio Lattanzi