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Protezione Civile, numeri incoraggianti: “Quasi azzerati i casi di flashmob dai balconi”

Foto Credits: Pixabay

MILANO – “Finalmente si inizi a vedere quasi un azzeramento: la curva, dopo una fase di plateau, mostra una discesa a piombo, insomma il numero di flashmob sui balconi sembra essersi fermato. Ma aspettiamo domani o dopodomani prima di tirare un sospiro di sollievo”. Con queste parole, Angelo Borrelli, capo della Protezione Civile, ha aperto la conferenza stampa di ieri, dedicata come di consueto alla diffusione dei numeri sull’epidemia da coronavirus.

L’epidemia di flashmob sui balconi, caratteristica del ceppo italiano del virus, era iniziata con i primi, sparuti casi, pochi giorni dopo il lockdown della Penisola, con qualche tricolore esposto sui balconi e la scritta “andrà tutto bene eheheh =)”. “Non credevamo ci fossero pericoli, io non immaginavo che avrebbe potuto colpire anche me, eppure è successo, quel maledetto giorno che sono uscito fuori a cantare la struggente “Abbracciame” di Andrea Sannino… erano le 9 di sera, e faceva pure nu cazz e fridd”, a parlare è Salvatore C., napoletano, tra i primi colpiti dalla febbre del flashmob. Le sue condizioni ora sono stabili: “Non esco in balcone da dieci giorni circa, manco per stendere i panni o lanciare feci sui runner. Ma mi hanno detto che devo aspettare due settimane senza accostarmi manco a una finestra, per essere sicuro di essere guarito”.

Salvatore è uno dei tantissimi italiani che, inizialmente, ha sottovalutato il problema: una canzoncina di un neomelodico oggi, un po’ di Inno di Mameli domani, un applauso a mezzogiorno, sembravano innocui, per molti nostri concittadini. “Eppure, in pochi giorni, si è scatenato il morbo: avevamo dei veri e propri calendari: flashmob previsti alle 12 (applauso agli infermieri), alle 18 (cantare la struggente “La società dei magnaccioni” di Lando Fiorini), alle 20.30 (cantare “Nessun Dorma”), alle 21.30 (inno di Mameli, strofa “Dall’Alpi a Sicilia, Dovunque è Legnano”, sostituire “Legnano” con “Codogno”)… poi il più temibile: il flashmob del flashmob, quello che non era pianificato, che ti coglieva nel cuore della notte, anche alle 3 del mattino, mentre eri nel meglio del sonno e qualcuno cominciava sul balcone a cantare la struggente “Finché la barca va” di Orietta Berti… era più forte di te, dovevi alzarti e correre al balcone e gridare a squarciagola LASCIALA ANDAREEEEE – continua Salvatore, visibilmente scosso – Quando ho iniziato a partecipare anche al flashmob del saluto al Sole che prevedeva di andare in balcone alle 5 del mattino e abbassarsi i pantaloni e mostrare le chiappe al Sole, ho capito di essere molto malato”.

Come Salvatore, tanti nostri connazionali sono stati contagiati, anche se i numeri non sono precisi, quelli che si hanno sembra siano sottostimati almeno di un fattore 20. “Ciò che conta è che adesso non si registrano praticamente più casi di flashmob sui balconi: se qualcuno esce, è per prendere una boccata d’aria, per dare acqua alle piante o per buttarsi di sotto e suicidarsi. La situazione si è normalizzata – conclude Borrelli, che spiega – il motivo? E’ essenzialmente da rintracciarsi in quello che io chiamo ‘il modello italiano’: dopo un po’ gli italiani, come sempre, si sono rotti il cazzo”.

Stefano Pisani