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Pensionati si recano in un hub vaccinale e iniziano a dare consigli su come tenere la siringa dritta

Foto Credits: stevepb da Pixabay

Porto Sant’Elpidio (FM)- “Perché un paese che ha quasi una puttana pro capite, non può ottenere lo stesso risultato con i vaccini?“. Ha esordito così il sindaco della piccola città sulla costiera marchigiana. Porto Sant’Elpidio, famosa esclusivamente per l’alto tasso di prostituzione, ha fatto discutere per un episodio legato alla campagna vaccinale, quando il sindaco ha deciso di installare uno dei centri di vaccinazione più grandi della provincia e non solo nel Palasport del paese.

Grazie al nuovo hub è possibile garantire più di duecento inoculazioni al giorno. La notizia si è quindi sparsa per tutto il territorio, attirando gli appetiti di molti cittadini, ma il sindaco, in linea con l’ultimo appello di Draghi, ha voluto precisare: “Vaccineremo solo le persone anziane, i fragili e le prostitute, naturalmente”. La pandemia ha rallentato, se non addirittura fermato, l’intera nazione. ma a soffrire di più è stata la vita sociale degli anziani, con l’assenza di cantieri, gli studi dei medici vuoti, le pensioni accreditate sui libretti elettronici, che ha comportato una vera e propria crisi di astinenza da fila, nella fascia d’età dai 70 anni in su.

Ed è stato così che centinaia di pensionati di Porto Sant’Elpidio hanno incrociato le mani, naturalmente dietro la schiena, e si sono diretti verso il Palasport con la speranza di ricevere una dose di vaccino e non solo. Una volta sul posto, il manipolo di vegliardi ha colto l’occasione al volo, e senza esitare ha iniziato a sbirciare e dare consigli ai sanitari che stavano inoculando il siero: “Noo, meglio prima il pizzico, poi lasci, così è sicuro che non vai storto!”, ha urlato spazientito Peppe de Ponteruttu al medico che stava inoculando uno Pfizer ad un coetaneo di 78 anni. Dopo decine di commenti di questo tipo sono intervenuti gli operatori della Protezione Civile, accortisi che la maggior parte degli anziani non erano in fila per una dosa, ma solamente per seguire i lavori dei sanitari.

Non eravamo lì pe’ togliere le fiale a chi è più giovane di noi – ha voluto precisare Ermanno Catà, 79enne del posto – ma dopo un anno in casa, senza poter urlare ad operaio che lu tubu è stortu, o poter andare dal medico e sviscerare gli acciacchi in coda con i nostri amici pensionati, non ce la facciamo più, è dura, siamo in crisi d’astinenza”. La vicenda si è conclusa senza grossi schiamazzi, la combriccola di anziani è stata fatta defluire fuori dal Palasport e qualcuno di loro è riuscito persino a rivedere il proprio medico, presente nell’hub come volontario. Attimi di commozione che hanno reso questo episodio emblematico ricordandoci le cose importanti che questa pandemia ha negato anche alle persone in pensione: non avere un cazzo da fare tutto il giorno e creare file in ogni dove.

Sergio Marinelli