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Ortopedici lanciano l’allarme: “Senza calcetto amatoriale fatturato in calo del 70%”

Mestieri usuranti. Al primo posto l'organizzatore del calcetto - Lercio

FRATTURA (TO) – “È un’ecatombe, non possiamo sempre puntare sui vecchi che si rompono il femore, che poi quelli per venire da noi devono prima passare per l’ospedale, poi per la riabilitazione, va a finire che escono dalle case di cura che già camminano e noi non serviamo a un cazzo. Ma ai calcettisti della domenica certo che serviamo! Noi siamo la loro unica soluzione! Beh, sempre se non si spaccano il crociato prima di entrare in campo” – a parlare è il dottor Gianluigi Menisco, primario del reparto di Medicina Ortopedica da Calcetto del San Dolore di Frattura, in provincia di Torino.

Il dottor Menisco gestisce il reparto specializzato esclusivamente sui problemi di chi, ormai non più giovanissimo, va ancora imperterrito a giocare a pallone con gli amici (che, nel 90 per cento dei casi, sono tizi che nessuno conosce ma almeno vengono a giocare, non come certa gente che prima dice di venire e poi te la ritrovi che ti fa il pacco all’ultimo e poi, stranamente, trovi la loro macchina sotto casa tua come è successo in altre situazioni in passato).

“Blocchino la serie A, e lo capisco”, continua Menisco, “blocchino il basket, gli sport tutti, blocchino persino quelli che fanno golf (che poi quelli vivono sempre nel distanziamento sociale), i campionati di freccette (che ora li fanno ognuno da casa propria su Zoom), ma non mi blocchino il calcetto amatoriale, porco il Polpaccio Destro, ci campiamo con quello!” .

E prosegue: “Sa quanta gente si è distorta la caviglia di questi tempi? Lo sa? Nessuno. Cioè qualcuno all’inizio, quelli che facevano finta di andare a correre abitualmente, ci hanno provato qualche giorno per uscire di casa, poi hanno scoperto che non era un’attività così rilassante, e hanno deciso di rinunciare. Alcuni si sono ovviamente fatti male e hanno subito appeso le scarpe da running al chiodo, ma sono pur sempre stati pochi spiccioli rispetto a quello che normalmente fatturiamo grazie a quei pachidermi che si credono di essere Dybala, Ronaldo, Messi e Faustino Asprilla. Per questo lancio un appello al Ministro Speranza, a nome di tutti gli ortopedici: riaprite tutto, con solo il tennis non ci campiamo, vogliamo che la gente torni a farsi del male da sola, fatelo per noi Ministro, fatelo per quelle migliaia di stampelle rimaste in magazzino nei negozi di ortopedia. Fatelo per noi”.

Un appello, questo, che potrebbe essere travisato dalla maggior parte della popolazione, insensibile alle necessità di una categoria di medici che aspira all’infortunio calcistico, che preme per un ritorno alla normalità che faccia sì che molte persone, decisamente fuori forma, ritornino a calcare i campi di calcetto o di calciotto, facendosi male per il bene della loro categoria.

“Noi organizzatori”, spiega Luchino Frattino, esponente della O.C.E.C.E.C.E.M.A.D (Organizzatori Calcetto e Calciotto e Calcio e Mannaggia al Decimochenonsitrovamai), “siamo favorevoli a questo appello lanciato dagli ortopedici perché ci siamo veramente, ma diciamo veramente, e ribadiamo veramente, rotti il cazzo di stare a casa con le nostre compagne, con le nostre mogli, con i nostri genitori o con i nostri figli. Vogliamo avere quella cazzo di scusa bisettimanale che ci svoltava la giornata. Quella gioia che ci portava a svegliarci la mattina e sorridere al nuovo giorno solo perché si era già in dieci (o in sedici) per la partita della sera. Quella felicità che ci faceva abbracciare dopo ogni goal fatto in maniera totalmente involontaria, ma che aveva portato alla vittoria della nostra squadra. E pure se ci facevamo male – pensate che conosco persino un tipo che si era distorto la caviglia solo scendendo il gradino che portava al campo – eravamo lo stesso felici. Felici di poter ritornare a giocare la settimana dopo, o il mese dopo, o per alcuni un anno dopo. Ma felici. Ora scusatemi ma ho un pallone in un occhio”.

Lo avete sentito”, conclude il dottor Menisco, “tutti vogliono tornare a giocare a calcetto. Anche l’Associazione Mogli Italiane preme per questo ripristino dell’ora di libertà, perché si sono rotte di averli per casa, quegli elefanti da divano. Riprendiamoci il nostro Paese, riprendiamoci il nostro futuro, ritorniamo a spaccarci le caviglie, porco il Perone Sinistro”.

Davide Paolino

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