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Organizza una tavolata con 30 persone in pizzeria: coppia costretta a sposarsi

Foto: Pickpik

Trasteve (RE)- Prenotare un tavolo al ristorante non è mai stato così complicato come in questo periodo. Pianificare poi una rimpatriata di 30 persone in pizzeria è diventato quasi impossibile: “Siete in trenta? No mi dispiace, volete dieci tavoli da tre? cinque da sei? sei da cinque? sette da quattro e uno da due?” questo si son sentiti dire Marietto Teceportoio e Romina Docestaposto dal titolare della trattoria pizzeria a Trastevere “Er Caciotto”. Ma loro volevano una tavolata unica e, come da tradizione, a ferro di cavallo. Ma il nuovo DPCM nell’articolo 2/bis parla chiaro: “Se si vogliono introdurre contemporaneamente trenta individui non congiunti in un luogo dove si servono bevande alcoliche e cibo dopo le 18 senza asporto, con tavoli nel raggio di sette metri, le suddette persone potranno farlo in lasso di tempo che va dall’anno solare al mese lunare e nel rispetto delle nuove norme per contrastare il diffondersi di cene con più di sei persone, se invece si vuole una tavolata a forma di ferro di cavallo per trenta persone, almeno una coppia della tavolata, dovrà essere prima convolata a nozze“.

E così è stato: Marietto Teceportoio e Romina Docestaposto si sono fatti sposare da un sosia dell’ex sindaco di Roma Francesco Rutelli al centro commerciale Le Velette di Tor Vergata, guadagnandosi il diritto di cenare a un tavolo a ferro di cavallo per trenta persone.

I commensali però, per non far destare sospetti al titolare del locale, hanno iniziato a ingollare vino proprio come se fossero al matrimonio di un parente che ti sta sul cazzo, Alla fine tutti si sono dimenticati che le nozze erano finte, persino Marietto e Romina, che in preda all’euforia hanno saldato il conto e sono andati a convivere.

Dopo quella serata i due si sono trasferiti in un appartamentino a Torpignattara, dove vivono felici e contenti. Ma ogni volta che qualche amico li chiama per andare a cena, loro rispondono al telefono con l’accento svedese.

Sergio Marinelli