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Movimento comunista si scinde dopo discussione sul colore della vernice da usare per scritta sul muro

Photo Credits: Lercio

NOTA: I fatti che leggerete in questo articolo sono stati riportati da un nostro inviato che si è coraggiosamente infiltrato tra i componenti del movimento di estrema sinistra, dopo aver compulsato per mesi i testi fondanti dell’ideologia alla base delle loro azioni: Il Capitale di Marx, Che fare? di Lenin e I care di Walter Veltroni.

Tutto si è svolto nella notte di lunedì scorso presso il negozio Mediaworld di Viale Certosa, sulle cui pareti esterne il commando marxista-leninista-maoista-banksysta voleva eseguire una scritta contro la classe borghese rea di aver portato nel mondo divisione sociale, pandemia e il live action de La Sirenetta.

Ecco cos’è successo in quelle ore fatidiche.

Ore 02.00 – Il commando si riunisce nel parcheggio del negozio.

Ore 02.01 – Lettura del capitolo 7 del Libretto Rosso di Mao: “Osare lottare, osare vincere e vinceremo”.

Ore 02.57 – Il leader del gruppo prende la parola per iniziare la discussione sui nomi di battaglia dei membri del commando: Mosca: “Ho pensato che ognuno di noi dovrà scegliere il nome di una città dell’URSS come nella serie La Isba di carta. Io mi chiamerò Mosca.

Vladivostok: “Perché proprio tu Mosca?”

Mosca: “Perché sono il più vecchio”.

Vladivostok: “Allora dovresti chiamarti Velikij Novgorod”.

Mosca: “Perché Velikij Novgorod?”

Vladivostok: “Perché è la città più antica della Russia”.

Mosca: “Io non voglio chiamarmi Velikij Novgorod. Voglio chiamarmi Mosca!”

Vladivostok: “Allora io scelgo Vladivostok”.

Mosca: “Perché Vladivostok?”

Vladivostok: “Perché è la città più lontana da Mosca”.

Mosca: “Umpf. E voi?”

Njagan’: “Io Njagan’, la città natale della Sharapova”.

Odessa (il nostro infiltrato): “Io Odessa”.

Mosca: “Odessa è in Ucraina!”

Odessa: “Be’, non lo era prima che Gorbaciov facesse crollare l’Unione Sovietica”.

Mosca: “Be’, ma adesso è in Ucraina”

Odessa: “Stai forse rinnegando il passato della grande madre Russia?”

Mosca: “Mai ma pensavo che qualcuno avrebbe scelto Nikolaevka in onore della battaglia”.

Odessa: “Potevi prenderlo tu”.

Mosca: “L’avrei fatto ma sono già Mosca. Come diceva Breznev: troppo spesso la saggezza è solamente la prudenza più stagnante”.

Ore 03.12 – Completata la scelta dei nomi di battaglia, il commando inizia la discussione sulla scelta della scritta da eseguire sul muro prestabilito. La prima proposta “BORGHESIA, IN NOME DELLA LOTTA PER IL PROLETARIATO, DELL’ATTACCO ALLO STATO IMPERIALISTA DELLE MULTINAZIONALI E DELLA DISARTICOLAZIONE DELLE STRUTTURE DELLA CONTROGUERRIGLIA ATTIVA, LA NOSTRA LINEA, ENTRO QUESTO QUADRO GENERALE, È DI ISTITUIRE UN TRIBUNALE DEL POPOLO PER CONVINCERLO A FARTI DICHIARARE ASSASSINA” pare ad alcuni membri leggermente troppo lunga, persino per l’ingente disponibilità di spazio offerta dalle pareti di un centro Mediaworld. Dopo una trattativa durata quanto il discorso del Bolshoi che Stalin tenne il 9 febbraio 1946, la scelta ricade su un appena più sintetico “BORGHESI ASSASSINI”.

Vladivostok: “Non sarà troppo sentenzioso. E se scrivessimo solo BORGHESI PIRLA?”

Mosca: “Sono assassini, no?”

Vladivostok: “Beh, però così sembra proprio di aver già emesso la sentenza. Tipo i tribunali di Facebook quando parlano di Bibbiano”.

Mosca: “I muri non sono come i social, i muri non mentono”.

Njagan’: “Ehi, qui hanno scritto ZECCHE ROSSE!”

Mosca: “Non ci badate, fake news murarie. Sapete cosa diceva Lenin?”

Njagan’: “Obladì obladà?”

Mosca: “La verità è che ti fa paura l’idea di scomparire. L’idea che tutto quello a cui ti aggrappi prima o poi dovrà finire”.

Njagan’: “Avrebbe avuto più senso Obladì obladà?”

ORE 04.38 – Inizia la discussione sul colore con cui eseguire la scritta.

Scartati il bianco e il blu perché presenti nella bandiera del nemico imperialista americano, sui colori rimanenti la diatriba è accesissima. C’è chi sostiene che vada utilizzato il Living Coral (Pantone 16-1546 TCX) eletto colore dell’anno in occasione dell’80º anniversario del patto Molotov-Ribbentrop, altri sostengono, invece, il Cotton candy (Pantone 705 C) che ricorda l’incarnato di Natal’ja Sedova, la seconda moglie di Trotsky. La querelle degenera in una battaglia a paintball tra le due fazioni diversamente colorate finché, alle 7.31, Vladivostok dichiara ufficialmente la propria scissione dall’ala leninista-coralista e annuncia la formazione di una corrente maoista-candysta.

ORE 09.29 – Quando l’ala maggioritaria si stava apprestando a realizzare la scritta contro gli odiati borghesi, le saracinesche di Mediaworld si sono alzate e tutti i componenti del commando sono entrati a vedere i più recenti modelli di iPhone, ma solo per poterli denigrare con maggior cognizione di causa. Del resto, come diceva Marx: “Naturalmente nella vita ci sono un sacco di cose più importanti del denaro. Ma costano un mucchio di soldi!

Augusto Rasori