Milano – Dopo giorni di temperature africane che hanno trasformato la Pianura Padana in una gigantesca bistecchiera a cielo aperto, la redazione di Libero si è riunita in seduta straordinaria per individuare un colpevole che non fosse il cambiamento climatico, la CO2 o l’industria dei carburanti fossili.
“Ci abbiamo pensato bene” – ha dichiarato un redattore in dolcevita e Woolrich (abbigliamento concesso dalla temperatura dell’aria condiziona in redazione) – “e siamo giunti alla conclusione che possiamo attribuire questa ondata di caldo agli immigrati. Dobbiamo solo stabilire come.”
Tra le ipotesi più gettonate:
“Hanno portato l’aria calda e si sono presi i nostri posti di lavoro”
“Il nero attira troppo il caldo”
“Hanno il caldo nel sangue”
Sebbene la seconda ipotesi piacesse, non appariva abbastanza razzista si è dunque optato per un titolo solo velatamente più allusivo: Immigrati bollenti. Il caldo africano è colpa degli africani! L’articolo è apparso vicino all’editoriale del giorno, in cui viene spiegato perché andrebbe ristabilito lo ius primae noctis.
Dopo aver letto il pezzo, dalle colonne del Foglio hanno subito voluto prendere le distanze: “Non è vero che i migranti alzano la temperatura, guardate bene: oggi la temperatura è diminuita ma i migranti sono ancora lì”. Questo cazziatone ha fatto traballare l’esecutivo e scatenato una guerra a suon di post su X (il social network più amato dai fan del nazionalsocialismo che ancora dispongono del pollice flessibile): ministri, sottosegretari, un paio di prelati e i direttori di tutti i giornali di area hanno argomentato per una settimana se, dati alla mano, fosse vero o meno che i migranti alzassero la temperatura.
Durante il Tg1, un esperto di meteorologia ha provato a spiegare che le temperature record derivano da fenomeni atmosferici globali, ma è stato prontamente etichettato come “climatologo buonista” e invitato ad andarsene a piedi nudi sulla sabbia bollente.
Fonti non confermate riferiscono che, in mancanza di prove convincenti, Libero starebbe considerando di accusare direttamente Greta Thunberg di aver aperto un portale dimensionale con il Congo.
Andrea H. Sesta