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Gasparri: “Dopo il successo del film di Paola Cortellesi pronti a concedere il voto alle donne” 

ROMA – Una cosa è certa: con Maurizio Gasparri non ci si annoia mai.
Il senatore che ha firmato disegni di legge illustri e unanimemente apprezzati come quello che porta il suo nome e ha garantito a Berlusconi il monopolio televisivo e che aveva spinto la Commissione Europea ad attivare una procedura di infrazione verso l’Italia, non è certo uno che si siede sugli allori, come dimostrano le innumerevoli volte in cui ha presentato una proposta per minare il diritto all’aborto, rito che ripete all’inizio di ogni legislatura (al momento è alla nona consecutiva, sicuramente tra i suoi possibili disturbi non c’è l’allergia alle poltrone).
Ultimamente il nostro si è fatto notare per non aver dichiarato al Senato di essere presidente di una società di cybersecurity, non è che uno possa ricordarsi tutto, e per aver presenziato in commissione di vigilanza Rai munito di una bottiglia di brandy e una carota per accusare di codardia Sigfrido Ranucci, che, come tutti sanno, a differenza di Gasparri non gode dell’immunità parlamentare.
Per non farsi mancare nulla, il forzitaliota difensore della famiglia tradizionale, recordman di mamme altrui mandate a battere sui marciapiedi, nonché autore di un famigerato post su due volontarie italiane rapite in Siria nel 2014 nel quale si chiedeva se avessero fatto sesso coi guerriglieri prima che l’Italia pagasse il riscatto (l’onorevole spiegò di essersi documentato sull’autorevole sito Piovegovernoladro, del resto a uno esperto di cybersecurity non la si fa, NdR), ultimamente ha definito volgare lo sketch sulla Natività di Francesco Paolantoni e Biagio Izzo, un po’ come se Pino Insegno rinfacciasse a Flavio Insinna di condurre programmi flop.*

Legittimamente bisognoso di una pausa da tanta logorante attività, Gasparri ha quindi deciso di godersi un paio d’ore al cinema. “Ne ho scelto uno solo perché ho visto che la locandina era in bianco e nero e pensavo fosse un documentario del glorioso Istituto Lvce“, ha spiegato l’onorevole, “ma poi quando è partito il film e dopo un po’ ho letto che la regia era di Paola Cortellesi ho capito che era quello di Paola Cortellesi (stiamo pur sempre parlando del presidente di un’azienda di cybersecurity, NdR). Stavo per alzarmi ma subito dopo Mastandrea stava prendendo a schiaffi quella comunista demmerda e mi sono rimesso comodo per godermi lo spettacolo“.

Ma la visione di C’è ancora domani ha però toccato corde inaspettate nell’animo del senatore: “A un certo punto ho pensato che fosse un fantasy, una distopia, specie quando ho visto soldati neri gentili e con una famiglia che li aspettava a casa, o persone felici nonostante fosse finito il fascismo, però poi quando sono apparse tutte ‘ste donne che andavano a votare ho capito cos’era, era una favola“.
Ed è a questo punto che Gasparri ha mostrato l’uomo attento e sensibile che per troppo tempo è rimasto nascosto dentro di lui: “Allora ho pensato, ma perché non possiamo far sì che questa favola diventi realtà? Ogni giorno ne raccontiamo a decine di favole agli italiani, facciamo che almeno questa si avveri. Ho deciso, pertanto, di presentare un disegno di legge per concedere il voto alle donne. Vediamo se stavolta le femministe inacidite avranno qualcosa da ridire!“.

Nel frattempo anche Paola Cortellesi ha parlato delle favole, in un intervento alla LUISS, suscitando non poche polemiche e reazioni di uomini stizziti che hanno commentato: “Biancaneve è la storia di una donna che è sfuggita alla furia omicida di un’altra donna grazie a un uomo di buon cuore“, cioè proprio quello che ha detto nel suo intervento Paola Cortellesi.
Ma questa è un’altra storia.

* Scordavamo che Gasparri è stato anche immortalato mentre durante una seduta al Senato mandava a cagare Renzi, ma, in fondo, almeno una volta, chi non l’ha fatto?

Augusto Rasori

(Quest’articolo è stato scritto anche grazie al sostegno di Box e Gios)