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Fine vita. “Non posso permettermi la Svizzera”: malato terminale si fa ricoverare a Gaza

Foto Credits: Bing Image Creator

ROMA – “Non posso permettermi una clinica svizzera, ma ho trovato comunque un modo per porre fine alle mie sofferenze”, ha dichiarato C. R., malato oncologico terminale. “Nel nostro Paese il dibattito sul fine vita è bloccato – ha continuato l’uomo – se sei affetto da un male incurabile e non hai possibilità economiche (o non sei Papa Wojtyla) per mettere fine alla tua vita devi ricorrere a soluzioni creative, tipo farti beccare dalla Polizia con qualche grammo di hashish, oppure farti assumere in un cantiere. O ancora, se sei una donna, lasciare tuo marito e sperare di rientrare nelle statistiche dei femminicidi”. Queste le ultime parole di C. R. prima di lasciare l’Italia alla volta della Striscia di Gaza, dove troverà il solerte esercito israeliano ad accompagnarlo negli ultimi istanti di vita.

L’uomo dunque ha deciso di recarsi nel luogo attualmente più pericoloso del pianeta, talmente pericoloso che quando ha chiesto a Marco Cappato se volesse accompagnarlo si è sentito rispondere: “Guarda volentierissimo, però sono impegnato qui col…coso lì…mannaggia! Facciamo così, tu intanto vai, io in caso ti raggiungo”. E per aumentare le possibilità di successo si è fatto ricoverare nel reparto pediatria di un ospedale della città, dove è solo questione di ore prima che un caccia dell’aviazione israeliana gli stacchi amorevolmente la spina.

Intanto non si è fatta attendere la reazione di Giorgia Meloni. La premier si è detta ancora una volta contraria a questa cultura della morte e ha aggiunto: “Se proprio C. R. vuole farsi uccidere dall’esercito israeliano almeno prima condanni l’azione di Hamas del 7 ottobre!”.

Eddie Settembrini