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Espongono bandiera della pace, poliziotti manganellano bambini dell’asilo

Scontri Genova, poliziotto restituisce pezzo di giornalista - Lercio

Roma Capitale (d’Italia e d’Etiopia) – “È stato un semplice errore di valutazione”, sono state queste le parole dell’Ispettore Primo Italico, intervenuto in merito agli scontri avuti stamattina nell’Istituto “Figli delle stelle e della resistenza” di Roma. L’edificio scolastico ha organizzato, in vista del 25 Aprile, una piccola manifestazione che consisteva nell’esporre bandiere, simboli di fratellanza e poesie di Gio Evan. Un gesto assolutamente divisivo che ha portato a una segnalazione da parte di onesti cittadini della Capitale e all’arrivo delle camionette della polizia con gli agenti che, dopo aver urlato ai manifestanti di indietreggiare e sdraiarsi a terra, hanno caricato i facinorosi con copiose manganellate.

Non hanno collaborato”, afferma l’Ispettore Italico, “e i ragazzi hanno agito secondo istruzioni”. Tutto plausibile, ma in questa situazione non stiamo parlando di pericolosissimi studenti del liceo che manifestano per la Palestina a braccia alzate ma di bambini dell’asilo, che hanno ricevuto non poche bue sul pancino o sulle gambine.

I malcapitati, capitanati dal rappresentante d’istituto Ernestino “Che” Berlinguer, hanno poco dopo diramato una nota effettuando un collage con i libri presenti nella scuola: da “Il Capitale” di Marx, passando per “M” di Antonio Scurati, senza tralasciare tomi sovversivi come “Il fantalibro di Luì e Sofì”.

Dopo l’attacco subito da me e dai miei compagni stamattina a scuola”, scrive Ernestino, quattro anni, “non possiamo far altro che notare l’avvento di un nuovo stato di polizia che non vuole garantire l’ordine ma portare a un clima di paura e terrore permanente. Non si può più manifestare, essere in disaccordo, dissentire, andare a dormire dopo il lattuccio delle 21. Questa non è l’Italia che abbiamo sempre sognato e ci batteremo per cambiarla”.

Parole a cui il Premier Meloni, interpellato, ancora non ha saputo dare risposta.

Davide Paolino

(Quest’articolo è stato scritto anche grazie al sostegno di Box)