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Effetto Coronavirus, foreign fighter denuncia: “Rifiutato dall’ISIS perché sono italiano”

Nell'immagine: un supporter dell'ISIS con la bandiera No Italia

RAQQA – Ci ha provato prima con la ‘ndrangheta, poi con gli ultrà della Juve (LASCIAMO QUI LO SPAZIO PER LA BATTUTA: ………………………………………………………………………….), poi con Comunione e Liberazione, ma niente da fare, nessuna organizzazione di comprovata onestà ha voluto accoglierlo e tutto ciò solo perché italiano e quindi inevitabilmente infettato dal Coronavirus.

Da lì è partito il lungo calvario di Giuseppe Garibaldi (solo omonimo di un commerciante d’olio e, mi pare, di un altro tizio) aspirante guerrigliero, nei suoi tentativi di trovare un gruppo che potesse apprezzare il suo desiderio di rendersi utile a una qualche causa scriteriata, qualunque essa fosse.

Intenzionato a mettere a disposizione le proprie competenze belliche e informatiche, Garibaldi ha, quindi, cercato sulle Pagine Gialle, che suo nonno custodiva gelosamente dal 1977, un’organizzazione terroristica in grado di valorizzare i suoi intenti bellicosi e di odio per il sistema; concetto, questo, di cui ignorava completamente il significato, ma che gli sembrava rispondesse perfettamente alla propria vocazione, sin da quando un vigile, solo perché aveva parcheggiato l’auto sui gradini d’ingresso della metro, l’aveva apostrofato con un criptico: “Spostati, coglione!”.

Ore di tentativi coi numeri di telefono di NAR, Ordine Nero, Squadre d’Azione Mussolini, Rosa dei Venti, Movimento Rivoluzionario Popolare, Terza Posizione, Associazione Protezione Italiani, non avevano però dato alcun risultato perché dall’altra parte nessuno si era degnato di rispondere. “Comunisti!” era stato l’amaro commento di Giuseppe.

Il giovane ha perciò intrapreso un periplo lungo l’Africa subsahariana che l’ha condotto a presentare il proprio CV di Foreign Fighter prima in Nigeria presso gli estremisti islamici Fulani, ai quali ha cominciato a decantare la meritata squisitezza del prosciutto San Daniele e della grappa Julia, prima di rendersi conto che aveva erroneamente capito Friulani

E non è andata meglio con le milizie di Boko Haram, per farsi accettare dai quali, Garibaldi ha celebrato le imprese della Nigeria nei Mondiali del 1994 e lo schifo provato per i due gol di Baggio, ignorando che per loro il calcio è un peccato mortale perché minaccia di distrarre la gente dai suoi sacri doveri: ovvero rapire cooperanti giunte in Africa per aiutarli a casa loro.

Dopo un fugace passaggio in Somalia – giusto il tempo di esordire con un “Voi di Al-Shabaab sì che siete tosti, non come quegli sfigati di Al Qaeda”, ignorando che fossero praticamente la stessa cosa – Garibaldi è quindi giunto nella Shangri-La, il Paradiso, la Terra dei Balocchi di ogni aspirante terrorista: la Siria, dove l’Isis sta preparando una grande campagna per il suo da molti atteso ritorno sulle scene.

Giunto allo sportello di accettazione del comitato “Make Daesh Great Again”, gli sono state chieste le generalità e quando alla domanda “Nazionalità?” ha risposto “Italiano”, nell’ufficio è calato un silenzio spettrale spezzato solo da colpi di mortaio e urla belluine di due jihadisti in pausa caffè.

Tutti i presenti hanno quindi indossato delle mascherine sopra al passamontagna e invitato Garibaldi a lasciare al più presto l’edificio e, dopo essersi dati di gomito, a recarsi presso l’accampamento curdo, dove un talento come il suo sarebbe stato sicuramente ben accetto. Poi sono passati a esaminare il candidato successivo:

– Nome?

– Maximilien Robespierre

– Nazionalità?

– Francese

– Oh, bene! Pensa che prima di te c’era un italiano che abbiamo subito cacciato. Mica vogliamo prenderci il Coronavirus, non credi?

Oh, avec moi siete al sicuro!

Mentre Garibaldi si dirigeva verso Kobane, il suo telefono ha preso a squillare insistentemente. Era l’ufficio arruolamento del Comitato per la liberazione del Sudtirolo:

– Ci ha cercaten?

– Sì! Volevo entrare a far parte della vostra organizzazione!

– Dove sei naten?

– Nizza Monferrato

– Vaffanculen italianen!

CLICK

L’unica consolazione per il povero foreign fighter è stata che i sudtirolesi mandano a fare in culo gli italiani a prescindere, Coronavirus o non Coronavirus.

Augusto Rasori