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Vittorio Sgarbi ricoverato d’urgenza per un attacco di calma

Vittorio Sgarbi ricoverato d'urgenza per un attacco di calma - Lercio

È stato davvero un fulmine a ciel sereno l’improvviso attacco di calma che ha colpito il popolare critico d’arte ed esagitato di professione Vittorio Sgarbi.
L’episodio è accaduto durante il talk di attualità “Le urla in diretta”. Il conduttore si è voltato con sguardo preoccupato verso il noto maestro del turpiloquio, avendo notato che stava in silenzio già da più di 4 secondi: “Vittorio, che ti succede? Siamo oltre il quarto d’ora… avresti già dovuto dire sei volte capra e tredici insulti a caso, invece sei solo a dodici; non mi vuoi dire neanche un vaffanculo?!” Alla sua non-reazione il programma è stato interrotto e Sgarbi portato via d’urgenza al policlinico di Roma in stato confusionale, ma sempre in serafico silenzio. Trasferito subito nel reparto di neurochirurgia, ha atteso l’arrivo del dott. Bergonzoni con molta compostezza. All’arrivo dello specialista Sgarbi ha cominciato a pronunciare frasi per lui sconnesse e senza senso come: “Salve professore, sono lieto di vederla e mi scusi del disturbo… no, no ci mancherebbe attenderò il mio turno”. Quindi il professore, dopo avergli fatto un TAC al cervello, ha fatto preparare la sala operatoria per effettuare un delicato intervento nel tentativo di far ritornare Sgarbi quello di prima. Dopo dieci lunghe ore sotto i ferri, il paziente è stato riportato in una camera riservata solamente a lui.
Il professor Bergonzoni ha dichiarato che tecnicamente l’intervento è andato benissimo, ma che avrebbero dovuto attendere il risveglio, e osservare la reazione il paziente. Due giorni dopo Sgarbi ha ripreso conoscenza, il medico ha tenuto una conferenza stampa per descrivere gli incredibili risultati: “Vittorio Sgarbi sta bene, infatti appena sveglio mi ha chiesto cosa cazzo volessi, poi mi ha detto di andare affanculo, e ha aggiunto che sono una capra, uno stronzo del cazzo, una capra, un pezzo di merda ignorante, una capra e un medico incapace, oltreché una capra”.
Il decorso ospedaliero dovrebbe essere breve: qualche giorno per riprendere energie e avere il tempo di mandare a cagare medici, infermieri e tutti gli altri 1845 pazienti dell’ospedale.

Federico Graziani – Sergio Marinelli