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Veterinario obiettore rifiuta di curare lumachina: “Non aiuto figli di coppie ermafrodite”

Veterinario obiettore rifiuta di curare lumachina: "Non aiuto figli di coppie ermafrodite" - Lercio

Stellavillone (OT) – Se la piccola Boldra Laurini avesse avuto qualche anno in più, il poster affisso in sala d’attesa, che rappresentava quell’omone con la barba, gli occhiali e il panama, mollemente seduto su un malcapitato panda amante delle arti marziali e impegnato a brandire una croce su cui spiccava un Cristo tale e quale al campione di Texas Hold’em Max Pescatori, inneggiando alla famiglia tradizionale, composta da un gatto di 12 kg. e da una micia sottomessa, le avrebbe sicuramente suggerito che quello studio veterinario non era il più indicato in cui portare Ziggy, la sua amata lumachina colpita da indigestione di insalata.

E invece, appena entrata nello studio, la ragazzina si è vista cacciare in malo modo dal medico degli animali, Adolfo Marini, che ha inveito contro di lei e difeso il proprio diritto all’obiezione di coscienza e alla libertà di non curare cuccioli nati da genitori dalla dubbia moralità; in questo caso i genitori di Ziggy, due innocenti chiocciole, indegne, ai suoi occhi, di qualsiasi forma di comprensione perché macchiate dall’orrendo peccato dell’ermafroditismo.
La successiva indagine, avviata dopo che Boldra è arrivata in casa in lacrime urlando “Voglio la mamma!“, ha riscontrato che il dottor Marini non è affatto nuovo a simili comportamenti intolleranti nei confronti dei nostri amici animali.
Pochi mesi prima si sarebbe rifiutato, infatti, di aiutare una mucca a sgravare perché “chi si comporta da vacca deve poi accettarne le conseguenze e arrangiarsi da sola!”, né era andato meglio agli addetti del vicino bioparco quando lo avevano convocato per un banale controllo ai loro pinguini, controllo che il veterinario respinse perché era venuto a conoscenza che la coppia di pennuti era formata da entrambi esemplari maschi, che avevano pure intenzione di adottare il nascituro di un’altra coppia: “Piuttosto che essere accudito da due maschi, per quell’uovo la frittata sarebbe una sorte migliore!” era stato il lapidario responso di Marini.

Intanto sono già nati comitati e gruppi di difensori dell’operato del veterinario e per questo sabato è stato organizzato un corteo No Zoo Pride che sfilerà per le vie cittadine difendendo i comportamenti etologici tradizionali, anche se Marini ha già annunciato che non riuscirà a prendervi parte perché impegnato in un safari in Zimbabwe.
I proprietari di animali, invece, stanno setacciando internet per trovare informazioni sulle abitudini manifeste o potenziali dei loro amici domestici prima di portarli da Marini. La signora Rita Coco, per esempio, è seriamente preoccupata dopo aver appreso in un articolo dell’alto tasso di omosessualità tra i pappagalli: “Il mio Oscar non può essere frocio. Non l’ho mai visto tubare con altri maschi. È anche vero che è in una gabbia da solo da circa 25 anni. Ora che ci penso sono circa 12 anni che non lo vedo muoversi. È un così caro uccellino”.

Altri stanno ormai meditando di rinviare l’acquisto di esemplari di scimmie bonobo, note bisessuali, o di germani reali, che oltre all’omosessualità possono aggiungere tendenze alla necrofilia, mentre c’è chi, impossibilitato a recarsi presso un altro veterinario, sta escogitando bizzarrri trucchi e travestimenti per camuffare la propria barboncina onde evitare che Marini la additi pubblicamente come la cagna.
Ma in paese la tendenza prevalente ora sembra quella di prendersi in casa un elefante marino. “Ho letto che un esemplare maschio è capace di andare con cento femmine”, ci dice il signor Rocco Malone, “per cui di certo il dottor Marini non avrà nulla da obiettare”.

Augusto Rasori