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Vaticano. Giro di vite contro i preti pedofili: “Per l’assoluzione serviranno più Ave Maria”

Vaticano. Giro di vite contro i preti pedofili: "Per l'assoluzione serviranno più Ave Maria" - Lercio

Vatic (_._) Non si vedeva una così grande riforma dentro San Pietro da quando Giovanni Paolo II introdusse i turni per utilizzare il primo modem a 56k. Il tema della punizione dei preti pedofili è sempre stato visto di cattivo occhio dalla Curia Vaticana a causa della difficoltà del discernere le colpe: sono più colpevoli i preti che molestano un bambino o i bambini che con i loro cosciotti pacioccosi inducono in tentazione?

Per questo la politica del Vaticano in tema di pedofilia è stata finora vivi e lascia vivere o, come diceva Ratzinger quando si trattava di spostare i prelati da una parrocchia all’altra, “Flink wie Windhunde, zäh wie Leder, hart wie Kruppstahl”.

Il giornalista Fitto Emilianpaldi ha scoperto che in Vaticano le cose cambieranno. Anzi, l’aria è già cambiata da quando il papa buonissimo, Jorge Bergoglio (in arte Francesco), ha deciso di modificare il costo dei lecca lecca nel bar dei Giardini Vaticani. Si sa come siano queste cose, in apparenza di poco significato, a dettare la linea generale del Pontefice (molti ricordano che Paolo VI appena eletto fece subito sostituire la Pietà di Michelangelo con quella più innovativa di un cartonato semovente di Mike Bongiorno).

Emilianpaldi riporta che Papa Francesco ha riscritto a mano le regole inerenti il comportamento della Santa Sede in materia di pedofilia del clero; l’avrebbe fatto con l’ipad lasciatogli dal predecessore ma nel trasloco il tablet è scomparso misteriosamente.

Pene più dure, cari fratelli” riporta l’introduzione della nuova legge vaticana. I preti pedofili vedranno aumentato in maniera esponenziale il numero di anni di prigione quando verranno colti in fallo, passando da 0 a 025, e poi il numero di preghiere da recitare nella diocesi in cui saranno trasferiti varierà a seconda della gravità dell’atto sessuale compiuto.

Questo è un passaggio storico: per la prima volta da quando la Chiesa Cattolica ha arso vivo Giordano Bruno, un modello matematico è stato applicato per introdurre giustizia all’interno di materie religiose. Il tariffario delle preghiere è stato infatti riscritto da Francesco ricalcando proprio i calcoli segreti del monaco dominicano. A suo modo, anche questo è da intendersi come un segno di distensione tra il papato e la scienza.

Citiamo un passaggio: “Fellatio sine degluttior, XX Ave Maria et L Requiem Aeternam” ovvero per un pompino senza ingoio i penitenti dovranno pagare il prezzo del loro reato con 20 ave marie e 50 eterni riposi. La voce “Inserivit penis in anum pueri” ovvero inserire il membro tra le terga di uno scolaro riporta come punizione “L Ave Maria et XXX Te Deum”.

Rimangono dei passaggi da rivedere: ad esempio emerge chiara una differenza di punizione tra le voci Palpate puellarum ante confirmationem e chi invece Palpate puellorum ante confirmationem – dai calcoli risulta che palpeggiare una ragazza prima della cresima sia meno grave che palpeggiare un ragazzo prima della cresima. Ma del resto sono anni che la Chiesa Cattolica discrimina la donna e forse papa Francesco ha pensato, nella sua infinita magnanimità, che non fosse il caso di smettere così di colpo, qualcuno avrebbe potuto rimanerci male.

Le punizioni sembreranno poca cosa ai cinici, ma il nuovo prezzario per le assoluzioni va riletto in relazione alle leggi vigenti. Pensate che Papa Benedetto XVI aveva totalmente eliminato le preghiere lasciando il penitente libero di attivare a suo piacere il rosario automatico di Padre Pio. Giovanni Paolo II, dal canto suo, non si poi è mai espresso in materia, adducendo come scusa il fatto che non parlasse bene né l’italiano, né il latino.

Qualche fugace perplessità è emersa tra l’associazione Chierichetti Libertari, a cui sembra che le modifiche di papa Francesco non abbiano colto il problema principale della pedofilia nel clero, ma il fragore degli applausi tra un Angelus e l’altro hanno impedito al pontefice di udirli.

Andrea H. Sesta