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Vaticano allontana sacerdote: “Aveva troppi scheletrini nell’armadio”

Vaticano allontana sacerdote: "Aveva troppi scheletrini nell'armadio" - Lercio

Sbucciafave (FR) – Ammonta a 11 il numero di scheletrini rinvenuti ieri mattina dentro un armadio della sagrestia di Don Rimedio Fessa, della Chiesa dei Santi Festo e Sorpreso e dei Martiri di Moreno, nel frusinate.

A fare la macabra scoperta, alcune Guardie Svizzere arrivate direttamente dal Vaticano, nonostante lungo la strada per Sbucciafave siano state oggetto di pesanti sfottò e uova marce a causa del loro vestiario e dello sculettamento equivoco. I gendarmi avevano ricevuto la segnalazione di alcune famiglie del luogo, che negli scorsi giorni erano andate a segnalare la scomparsa dei loro piccoli, “soprattutto quelli più religiosi ed effeminati”, riferisce il Maresciallo Rodari.
Dopo una veloce preghiera nella cappella dedicata ai martiri del rapper Moreno, i variopinti inviati del Vaticano hanno compiuto una rapida ricognizione delle stanze, dei mobili, dei confessionali e delle vecchie bigotte nelle panche delle prime file, facendo un’agghiacciante scoperta: 11 scheletri umani riposti con cura all’interno di un vecchio armadio polveroso.

Pur non avendo specifiche competenze in materia di antropologia, le Guardie Svizzere hanno subito capito che le dimensioni dei crani corrispondevano a individui giovanissimi e che, altro raggelante particolare, 8 di questi avevano le ossa del bacino completamente fracassate.

In quella che è già stata ribattezzata la ‘chiesa dell’orrore’, come se ce ne fossero di altri tipi, sono stati poi ritrovati, nell’ordine: pannolini in pelle nera borchiati, frustini bianchi a pois rossi, un barattolo di costruzioni con dentro 7 dildo di liquirizia, 3 turiboli pieni di fialette di popper spezzate e una copia dell’enciclica ‘Deus carita est’ di Benedetto XVI con alcune pagine orribilmente sottolineate – segno che, raccapriccio nel raccapriccio, qualcuno deve averla letta – e altre sospettosamente appiccicate.

Don Fessa aveva servito messa a Sbucciafave per ben 14 anni, ed era ricordato dai fedeli come un uomo pio e riservato, che raramente si faceva vedere in pubblico fuori dalla parrocchia, tranne che per il giovedì grasso dei bambini a carnevale e per la Fiera mondiale dello zucchero filato di Sbucciafave, voluta, finanziata e organizzata dallo stesso sacerdote. Quello che molti cittadini ignoravano, però, è che Don Fessa era stato trasferito dalle alte sfere vaticane a Sbucciafave dopo l’accusa, mai provata, di infanticidio nella sua precedente sede in Argentina, dove era stato trasferito dalle alte sfere vaticane a causa delle accuse di pedofilia mossegli in precedenza nella sua vecchia parrocchia nel torinese, nella quale si era ritrovato dopo essere stato trasferito dalle alte sfere del Vaticano dal Congo a causa di presunte molestie sessuali nei confronti di minori. Non stupisce dunque che, considerando quanto Papa Benedetto XVI si sia prodigato per preservare il cosiddetto “Segreto Vaticano” sui reati sessuali gravi, a Don Fessa piacesse, oltre che sui bambini, sborrare sulle sue encicliche. Lui, però, si difende: “Io non uccido bambini: quinto comandamento, non uccidere. E’ che me li trombo, e la pedofilia non è vietata nei 10 comandamenti. E poi, si sa, a volte i giochi erotici finiscono male”.

Gianni Zoccheddu