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Studente universitario calcola tutto il tempo perso in coda in segreteria e ottiene la pensione

Studente universitario calcola tutto il tempo perso in coda in segreteria e ottiene la pensione - Lercio

Roma –È una sentenza destinata a lasciare un segno profondissimo nella nostra giurisprudenza, ma soprattutto in un sistema previdenziale già piagato da anni di truffe, ammanchi e dalla pensione di Giuliano Amato, quella che ha per protagonista Nicola Muratore, per il quale il tempo è sempre stato il bene più prezioso di cui una persona possa disporre, e che ha sempre considerato un grave affronto trascorrere buona parte della sua esistenza in attese non imputabili a proprie responsabilità.
Laureando in Cronologia applicata all’Università “La Pazienza” con una tesi dal titolo L’attesa dell’attesa è essa stessa l’attesa, Muratore, esasperato dallo stillicidio di tempi morti cui veniva quotidianamente sottoposto, si è cimentato nella titanica impresa di calcolare quanta parte della propria vita sia stata sprecata, bruciata, perduta, gettata nel cesso, nell’aspettare che qualcun altro, uomo o macchina che fosse, svolgesse una determinata attività di cui lui necessitava.
Nel calcolo non rientrano solo le ore passate in coda in segreteria all’università, i quarti d’ora accademici, i giorni aspettando di essere ricevuto dal suo relatore, ma anche le file alla cassa del supermercato, al cinema, in chiesa per prendere la comunione, alla biglietteria della stazione, e le attese per prendere la metro, il treno, l’autobus, il caffè al bar, che un cesso si liberasse, che la cena si scaldasse nel microonde, che alla sua ragazza passasse il ciclo, che arrivasse l’ambulanza quando fu colpito da una colica renale, che Renzi pronunciasse un discorso credibile, e migliaia di altre piccole e grandi porzioni di tempo.

Ho conteggiato anche i minuti di attesa tra il primo e il secondo tempo delle partite di Champions”, ci spiega Nicola, “in fondo non è mica colpa mia se gli atleti, nonostante quello che guadagnano, hanno bisogno di ben 15 minuti di intervallo per riprendersi!
E lo stesso ha fatto per il tempo intercorso tra la fine di un concerto e il bis: “Non capisco perché mi debba accollare io, che già ho pagato un biglietto, l’intenzione dell’artista di farsi desiderare e richiamare sul palco”.

Lo studente si è quindi rivolto a un legale specializzato in tempo perso per perorare la propria causa presso il tribunale competente, e nel corso delle udienze si è giunti a un risultato sorprendente.
Sommando tutte le attese che il mio cliente ha dovuto subire”, rivela l’avvocato Carlo Giardini Naxos, “si ottiene il considerevole ammontare di 42 anni e 10 mesi, considerevole tanto più se si tiene conto che Nicola Muratore ha solo 22 anni!
A chi gli fa notare che si dovrebbe avere almeno compiuto 66 anni e 7 mesi per avere un’età minima sufficiente alla pensione, il leguleio risponde senza esitazioni che le condizioni di stress e di incertezza provate in questi anni di innumerevoli tempi morti dal suo cliente lo hanno condotto a un decadimento fisico, psicologico – “E aggiungerei morale!” – equivalente proprio a quelli caratteristici di tale fatidico momento della nostra vita di uomini (66 anni e 7 mesi per le donne).
Il giudice del lavoro ha pertanto sentenziato che per l’ormai non più giovane ventiduenne siano attivate le pratiche per riconoscergli un assegno mensile di previdenza sociale.

Inevitabili le polemiche, specialmente da parte dell’associazione ElsaFornero, che da anni si batte contro l’assegnazione della pensione a chicchessia, la quale sostiene che non è ammissibile che Muratore abbia totalizzato il periodo contributivo necessario, perché da quel computo va comunque scalato tutto il tempo passato in attesa che Matteo Renzi pronunciasse qualcosa di sensato: “Se un cittadino spreca una qualsiasi porzione della propria vita in attesa che un presidente del Consiglio esprima concetti credibili, allora quel tempo perso non è attribuibile ad altri ma solo ed esclusivamente alla propria coglionaggine”.

Augusto Rasori