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Scoperto passo inedito del Vangelo: “Beati i disoccupati perché avranno il reddito di cittadinanza”

Scoperto passo inedito del Vangelo: "Beati i disoccupati perché avranno il reddito di cittadinanza" - Lercio

Nunziatura Apostolica (Vaticano Spa) –  “Il Signore ci ha donato la luce, e noi siamo stati lesti a seguirla, ma col cazzo che andremo a pagarne la bolletta”, sono queste le parole sconclusionate di Don Cocchiaro che, in preda ad una crisi mistica, ha chiamato la stampa per un eccezionale ritrovamento effettuato nella Nunziatura Apostolica, tra il cadavere di una quindicenne e l’altro.

Non sono ossa di ragazzine, – specifica Don Cocchiaro causando un moto di delusione tra i giornalisti accorsi – ma qualcosa di molto, ma molto meglio: un Vangelo inedito, scritto prima dei 4 canonici da un contemporaneo di Gesù, nonché suo seguace: il tredicesimo apostolo Gesualdo da Scasazza, cacciato dopo poco tempo dalla cerchia degli adepti perché il suo nome ricordava troppo quello di Gesù e si creavano degli equivoci, come nella parabola dello scambio di persona: <<E Gesualdo fu chiamato a gran voce in una casa dove era appena deceduto il capo di famiglia per chiedergli di resuscitarlo. In cambio gli fu offerta in dono sia la giovane figlia del trapassato, sia la seconda giovane moglie del defunto, sia la madre del morituro, ancora piacente considerato che a quei tempi a quarant’anni eri già possibilmente una trisnonna. Lui accettò le offerte, più e più volte, ma non riuscì a resuscitare il pover’uomo, Gesù si indignò molto per questo scambio di persona, un po’ per vanità, perché Gesualdo non aveva i suoi stessi capelli fluenti, e un po’ perché ormai si era fatto una buona nomea in quel settore, e ci scrisse un post di stizza su delle tavole d’argilla che distribuì nel suo circolo privato: Pilatou>>“.
Ma la cosa più esaltante dell’intera vicenda – prosegue Don Cocchiar,o bevendosi uno shottino di amaro con degli strani cubetti di ghiaccio a forma di ossa – è il passo inedito della celebre parabola della Vigna, che voglio condividere con voi, sperando che questo momento di comunione mi valga come messa settimanale, ché domenica c’ho i miei cazzi da fare:

<<Gesù si ritrovò con i suoi tredici apostoli intento a fare le solite cose: bivaccare e sparare idiozie hippie; quando ad un certo punto si ricordò di aver sentito una storiella da uno dei mercanti del tempio. il proprietario di una vigna prese dei lavoratori con contratto a progetto per cogliere l’uva, alcuni li mise a lavoro da inizio giornata, altri verso fine giornata, dando a tutti la stessa paga. Una specie di capitalismo un po’ del cazzo. Ovviamente chi iniziò a lavorare dalla mattina aveva un po’ gli acini girati, ma lui sparò una delle sue massime sull’invidia e gli disse che “gli ultimi saranno i primi e i primi gli ultimi”, secondo me se la poteva cavare semplicemente facendo fare il turno inverso il giorno dopo ai lavoratori, e sarebbe tutto andato per il meglio >>, chiosa Don Cocchiaro.

E questa è la parte che già conoscevamo, –precisa, il pezzo mancante riguarda coloro che non lavoravano nella vigna e si ritrovavano quindi a perdere tempo in piazza, o magari andando al mare, o ancora andando con le mogli di chi lavorava: i disoccupati*. Infatti il passo successivo del Vangelo di Gesualdo recita: <<Beati i disoccupati perché avranno il reddito di cittadinanza>>. Gesù spiega che Dio – che è il proprietario della vigna – ha a cuore anche chi un lavoro non lo trova, e dà sostentamento anche a esso, anche quando fosse un lavoratore in nero, basta che non si faccia sgamare. In quel caso, Dio dall’alto della sua cattiveria, gli farà pagare tasse e gabelle degli anni precedenti, ma al 20%  mentre gli stronzi che lavorano e dichiarano tutto le avranno già pagate annualmente per intero. Parola del Signore”.

E tutto ciò cosa ci insegna? Insegna che, cito testualmente dal Vangelo scritto in aramaico  ‘chi chiagn fott a chi rir’** – sentenzia laconicamente il sacro prelato – ma devo andare a discutere dal Papa di come possiamo piangere miseria per non pagare ‘sta cazzo di Ici arretrata”.

* In aramaico venivano chiamati “dimaios”. Al  nord della Galilea invece “salvinos”.
** Traduzione: Chi fa scorrere delle copiose lacrime per manifestare la propria tristezza e condizione economica riesce a travalicare con dolo chi magari è stato onesto con sé stesso e con gli altri ammettendo di avere le risorse basiche per una vita sociale e personale nel pieno rispetto della collettività.

Davide Paolino