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Romagna, Salvini: “Arcobaleno dopo nubifragi dimostra che è tutta colpa della teoria gender”

Foto Credits: Kasa Fue, WikicommonsFoto Credits: Pixabay

ROMA – Non ha dubbi il ministro delle Infrastrutture e Trasporti Matteo Salvini: i disastri che hanno colpito il Nord Italia e in particolare l’Emilia Romagna non sono dovuti ai cambiamenti climatici, né alla cementificazione del territorio e consumo del suolo, e non sono – incredibilmente – da imputare nemmeno ai governi precedenti. La presenza dopo la pioggia di un numero notevole di arcobaleni è, secondo le parole del ministro, “La prova provata che dietro i nubifragi ci sono i gender, invidiosi del successo di una delle locomotive industriali più eterosessuale d’Europa”.
“Hanno provato a nascondere le tracce e c’erano quasi riusciti – continua infatti Salvini – ma la loro natura contorta li spinge verso l’irresistibile impulso di firmare le loro ‘opere’ con quello spaventoso simbolo di morte dagli orribili colori. E anche se ci insegnano fin da bambini ad aver paura degli arcobaleni, purtroppo da adulti abbassiamo troppo la guardia”.

Ma Salvini si spinge anche più in là e chiede aiuto all’Europa e alla comunità internazionale: “I gender mettono a rischio l’intera umanità. Non si tratta solo dell’alluvione in Romagna; anche la guerra in Ucraina potrebbe essere una macchinazione gay per destabilizzare l’Europa dell’est e far cadere il governo democraticamente virile di Putin”.
Nonostante le gravi accuse mosse, il vice Premier afferma di voler comunque provare a instaurare un dialogo con i gender, lanciando uno dei suoi consueti appelli alla moderazione: “Sembra incredibile che al mondo esistano persone così malvagie da avere gusti sessuali diversi dai miei, eppure i gender sono tra noi. Forse non li riconoscerete, forse saranno vestiti come voi, forse appariranno come dei normali esseri umani, ma avranno sotto i vestiti un perizoma arcobaleno e gli occhi iniettati di sangue e adenocromo, spremuto dalle ghiandole di neonati. Se li vedete non provate a parlarci, scappate verso la più vicina stazione di Polizia, o in alternativa verso la più vicina armeria”.

Gianni Zoccheddu