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Ritirati dal mercato 50mila droni difettosi: avevano iniziato a nidificare

Foto Credits: Ars Electronica

Rivol (TA) – Tutti ricordiamo con terrore il giorno in cui l’ AI di Facebook, l’esperimento di intelligenza artificiale messo in piedi da Mark Zuckerberg, fu interrotto in fretta e furia perché i 2 Chatbot, Bob e Alice, chiamati a mettersi d’accordo sulla spartizione di alcuni oggetti, iniziarono a parlare tra di loro in un linguaggio informatico assolutamente sconosciuto, simile al barese, che escluse i programmatori dal controllo dell’esperimento costringendoli a staccare la spina ai computer. Ma soprattutto riportando alla memoria collettiva i tragici eventi di Terminator 1 e 2.

Da almeno 30 anni, i più grandi colossi informatici del mondo hanno sempre tentato di realizzare bot capaci di dialogare e ragionare con l’uomo, cercando di sviluppare software capaci d’imparare dall’interlocutore e conseguentemente d’imitarlo, auto-aggiornandosi per essere sempre più ‘umani’.

In Russia, nel 2007 venne finanziato un programma di tecnologia militare (che ha visto coinvolta anche l’Italia) chiamato progetto O.S.E.I. per sviluppare dei mini droni, grandi poco più di una rondine, capaci di compiere operazioni di estrema precisione, come incursioni casalinghe, piccole vendette personali e intimidazioni.

Il software di volo era stato sviluppato per migliorarsi negli spostamenti ‘imitando’ gli uccelli, copiandone le traiettorie aeree, la scelta delle altitudini in base alle condizioni climatiche e la meticolosa scelta dei luoghi dove rilasciare le cagate. Purtroppo le variabili in natura erano troppe e il progetto non riuscì mai a ‘decollare’, i primi esemplari infatti si spezzavano le ali per cercare di pulirsele.

Il progetto O.S.E.I. fu definitivamente abbandonato nel 2014 quando fu sostituito da un software ben più efficiente, che imitava gli americani. Il brevetto del software fu venduto a un colosso della robotica e bio-ingegneria Cinese per 2 virus mortali e 100 milioni di vaccini e venne impiegato su dei droni ‘giocattolo’ destinati a scopi ludici.

Purtroppo però il software non era progettato neanche per tenere conto della voglia di metter su famiglia. Infatti, sempre più consumatori lamentavano il fatto che i loro droni si appollaiassero su alberi, in alcuni casi anche trasferendo, rametti, bulloni e chiavette usb.

I migliaia di reclami giunti al servizio clienti hanno preoccupato molto l’azienda, che per frenare il crollo in borsa è stata costretta a ritirare 50mila esemplari di mini-drone dal mercato, per un valore di circa 2 miliardi di dollari: saranno addestrati a non metter su famiglia facendoli stare un mese a contatto con Lapo Elkann.

Vittorio Lattanzi