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Ricerca: individuati sei bambini a cui piacciono i clown

Ricerca: individuati sei bambini a cui piacciono i clown - Lercio
Photo by gaudiramone

Derry (USA) – “Un risultato apparentemente modesto, ma in realtà straordinario”: così Herschel Krustofky, fondatore e direttore del Coulrology Center, definisce la scoperta di ben sei bambini che trovano divertenti i clown. Avete capito bene: non si limitano a tollerarli, o provare indifferenza verso di loro, ma proprio li apprezzano, arrivando talvolta a ridere per le loro buffonerie e a desiderare la loro presenza.

I piccoli amanti dei pagliacci, di età compresa fra le due ore e i quattrocentosei mesi, provengono da tutto il mondo, anche se mancano i dati relativi al clown della Corea del Nord e quelli statunitensi si fermano al 2015. Il merito della scoperta va alla dr.ssa Penny Wise, che nel 2008 notò un bambino ricoverato all’ospedale Adam Patches in Alaska applaudire entusiasticamente e ridere deliziato durante una visita dell’allora governatrice Sarah Palin e poi durante l’esibizione di un medico dal naso rosso, l’eloquio confuso e l’andatura barcollante. Incuriosita dal fatto che il personaggio assurdo e patetico, e poi anche il medico ubriaco, avessero destato nel piccolo paziente non un sorrisetto di compatimento, bensì autentica ilarità, la Wise aveva ingaggiato un clown professionista, portando il bambino a ridere fragorosamente e ad agitarsi in preda a convulsioni, fino a bagnare il letto (di un altro ricoverato) e lussarsi una spalla.

La studiosa, colpita dall’eccezionalità dell’evento, aveva quindi iniziato a svolgere accurate ricerche per appurare se quello del piccolo alaskano fosse un caso isolato, e, dopo molti mesi di impegnative indagini, fra riunioni del Tea Party, rally revivalisti, convegni antivax e congressi di criminologia, aveva scovato altri estimatori di buffoni non solo negli USA, ma anche in Inghilterra, Francia, Bosnia-Erzegovina, Italia, per non parlare del Terzo Mondo. Una massa impressionante di soggetti, tra i quali però andavano individuati solo quelli davvero appassionati di pagliacci, scartando coloro che invece apprezzavano le buffonerie per ragioni politiche, ideologiche, religiose o di mero interesse.

Di selezionarli si occupò dapprima un collaboratore della Wise, John G. Wayne, poi licenziato a causa della tendenza dei soggetti da lui studiati a scomparire dopo i primi accertamenti, e successivamente lo stesso Krustofsky, in un primo momento contattato dalla dottoressa come clown part time per gli esperimenti con i bambini. Dopo anni di scrupolose ricerche e complessi accertamenti, tonnellate di cerone e un’infinità di palloncini, e superati momentanei entusiasmi – il 2016 aveva fatto sperare in una vera e propria passione mondiale per i pagliacci – i due studiosi hanno posto un punto fermo: sono sei, e solo sei, i casi finora conosciuti ed acclarati di  bambini che davvero amano i clown.

Questo particolare disturbo, definito dagli studiosi circensesfilia, è dunque una condizione rarissima, le cui cause al momento non sono note, ma che comunque non pregiudica la possibilità di una vita piena e soddisfacente. Il Paziente Zero, George D. McDonald, oggi ventunenne, ha parole di speranza: “La nostra rarità è la nostra fortuna. Possiamo infatti svolgere con piacere un lavoro per cui i cosiddetti “normali” devono soffrire, vivere nella menzogna, scendere a compromessi. Avete idea di quanti santoni, politici, mediocri artisti, sono disposti a sborsare cifre da capogiro pur di avere genuini estimatori fra il pubblico? Io ho fondato la Floating Boat, una società per gestire questa immensa domanda”. Gli fa eco il suo socio Bill Terwilliger, quindici anni appena compiuti: “Georgie ha ragione. Siamo così pieni di richieste che abbiamo dovuto inventare una parola in codice per capire quando un pagliaccio ha davvero bisogno di qualcuno che lo apprezzi davvero. Eccola qui, “covfefe”. Scusatemi, devo proprio andare!”.

Rosaria Libera Greco