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Renzi: “Dopo Casini, il PD pronto a candidare anche Fini e Berlusconi”

Renzi: "Dopo Casini, il PD pronto a candidare anche Fini e Berlusconi" - Lercio

Renzopoli – Provate a mettervi nei panni (sempre più stretti) di Matteo Renzi. Provateci voi ogni mattina ad aprire il tablet (il giornale è da rottamandi) e scoprire che ancora una volta i tuoi avversari hanno fatto una sparata più grossa delle tue, che già sono gigantesche. Provateci voi a scervellarvi tutti i giorni per escogitare qualcosa che affossi ancora di più il PD nei sondaggi. Uno pensa di essere al sicuro e di aver fatto sì che ormai le grane di governo se le pupperà qualcun altro e invece un avversario si filma mentre ascolta Orietta Berti, un altro si fa beccare mentre durante un’intervista in una radio (la sua) legge le risposte già preparate, un altro promette di riaprire le case chiuse perché la prostituzione è amore ma niente droghe leggere perché fanno male (o forse le vuole tutte per sé) e intanto infuria la polemica per il nome di un maiale che scorrazza per Roma senza paura di essere aggredito da baby gang di pantegane. È una sfida da far tremare i polsi a chiunque, specialmente a un bravo ragazzo laureatosi nei boyscout, ma questo non scoraggia comunque l’indomito Matteo che un giorno, leggendo degli ennesimi scontri nel capoluogo emiliano a causa dell’ennesimo sgombero di qualche anacronistico centro sociale ha avuto una rivelazione, un’illuminazione degna del quiz di Per Un Pugno di Libri:

Disordini nel capoluogo emiliano = Casini a Bologna

 E così a dispetto della sua promessa del 2012 (un’era geologica in un paese normale, l’altroieri in Italia) in cui sentenziò letteralmente che “Se vince Renzi, no a Casini”, l’ex premier ha deciso di candidare l’ex leader UDC proprio nella rossa Bologna. Ma gli avversari non sono stati a guardare. Di Maio ha dichiarato, mentre ascoltava Io, tu e le rose che il M5S farà una legge per raccomandare i vaccini, poi che raccomanderà un vaccino per fare una legge, poi che vaccinerà una raccomandazione per legiferare un fatto e infine che legifererà un fatto per vaccinare una raccomandazione. La Meloni, invece, che si batterà per difendere la famiglia tradizionale, cioè quella composta da un uomo, una donna e un grafico mago di Photoshop, proprio come la sua (con figlia fuori del matrimonio), quella di Salvini (dopo un figlio da una donna da cui ha divorziato, una figlia da una donna mai sposata, ora sta portando avanti personalmente una gravidanza dopo una fecondazione assistita a base di cassoeula e grappa alla ruta) e quelle di Berlusconi (che mise su famiglia con Carla Dall’Oglio, Veronica Lario e Vittorio Mangano).

Ma ora Renzi ha pronta una nuova contromossa per disintegrare del tutto la residua credibilità del Partito Democratico: candiderà a Milano proprio Silvio Berlusconi, senza aspettare la pronuncia della Corte di Strasburgo: “Basta con questa giustizia lumaca” – ha dichiarato il segretario dem – “Noi agiamo, poi sta ai giudici adeguarsi alle nostre decisioni. Ho lavorato troppo per far fuori i comunisti dal partito perché ora Silvio non possa raccoglierne i frutti”.
Altra new entry quella di Gianfranco Fini: “Credo di essermela meritata questa candidatura” – ha confessato l’ex leader missino – “Nessuno, in questi anni, ha compiuto un atto più di sinistra di me: sfidare il capo mentre ero col culo al caldo, venire cacciato e formare un partito che è sparito nel giro di un triennio”.
Ora il problema per Renzi è dove candidare il neo-acquisto, dato che la natia Bologna è già appannaggio di Casini, ma il genio di Pontassieve ha trovato una soluzione brillante: “Gianfranco lo candidiamo nella circoscrizione estera di Montecarlo, là è molto popolare”.

Unico rimpianto per Renzi è quello di non essere riuscito a schierare nelle fila del PD anche Umberto Bossi: “Avevo cullato il sogno di riunire quello squadrone, il dream team che in 20 anni ha spaccato il culo ai passeri e di cui avevo anche l’album delle figurine, ma ho scoperto che Umberto purtroppo nel 1975 era iscritto al PCI e questa è una colpa su cui, seppur a malincuore, non posso proprio sorvolare”.

Augusto Rasori