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Primarie PD, Zingaretti rivela il segreto della sua vittoria: “Non ho mai nominato il PD”

Immagine di Nick.Mon: https://commons.wikimedia.org/wiki/User:Nick.mon

Vigata – “Lo sapevo che dalle elezioni regionali in Abruzzo e Sardegna era arrivata un’indicazione chiara e importante. E, dopo un confronto di diversi giorni, io e i miei collaboratori, i fratelli di Augello, Fazio e Catarella, finalmente abbiamo pure capito quale fosse: il PD non andava mai nominato! Mai!

È un raggiante, beh, raggiante… è un moderatamente soddisfatto Nicola Zingaretti a rivelarci la strategia che l’ha portato a dominare le primarie e a diventare il nuovo leader del Partito Democratico. Certo, il fatto di candidarsi segretario di un partito di cui era bene non fare mai il nome avrebbe potuto forse rappresentare un intoppo ma il neo segretario non si è mai perso d’animo: “Abbiamo ingaggiato un famoso politologo, il dottor Uazzamerican, del Kansas City, il quale mi ha sottoposto a estenuanti maratone di Taboo per insegnarmi a non pronunciare mai quel nome fatale. Ancora adesso non so bene di cosa sia diventato segretario”.

Purtroppo per Zingaretti, anche gli altri due contendenti rimasti in gara, Maurizio Martina e Roberto Giachetti, hanno intuito che meno si pronunciava l’infausta sigla e maggiori sarebbero state le possibilità di vittoria. Ecco, quindi, che si è assistito a surreali dibattiti e bizzarri comizi in cui gli sfidanti hanno dato vita alle più barocche e fantasiose delle perifrasi pur di evitare la maledizione del PD, diventato, di volta in volta, Movimento atto alla decisione popolare, Formazione politica lingottiana, Ce stavano i Kennedy, La cosa nata nel 2007, Gli amici un po’ più a sinistra della DC, La Veltronata, Tutto a 2 euro, D’Alema non abita più qui.

Una competizione durissima in cui sembrava nessuno sarebbe riuscito a prevalere sugli avversari fino a che i rivali di Zingaretti non hanno commesso gli errori che sono costati loro la sconfitta.
Giachetti ha, infatti, iniziato il suo ultimo intervento prima del voto esordendo con “Sono partito per questa avventura…”

Ahi! Ha detto partito!” ha urlato uno degli iscritti.
No, ma per partito intendevo…”
Ah! L’ha ridetto!” ha ribattuto un altro.
Avete la faccia come il democratico culo!” ha commentato seraficamente Giachetti, consapevole di aver ormai gettato al vento ogni possibilità di vittoria.

A decretare la rovina di Martina è, invece, l’essere stato fotografato, durante una serie di incontri nella provincia di Padova, su un auto targata PD, immagine che ha scatenato il panico tra i suoi sostenitori spingendoli a toccarsi immediatamente le parti basse, comprese le donne, tranne i cinque che si ricordavano ancora come si fa il segno della croce.

Ecco l'auto costata la vittoria a Maurizio Martina
Ecco l’auto costata la vittoria a Maurizio Martina

Alla domanda su quale sarà adesso il suo programma, Zingaretti ha risposto: “Non cambia nulla, si va avanti così, vedrete che troverò nuovi modi per non menzionare mai il Par… ah, ci stavo cascando. Scusate, colpa del calo di adrenalina”.
Poi, mostrando una copia di La scomparsa, il celebre romanzo di George Perec, il neosegretario ha concluso: “Conoscete questo libro? In esso non compare mai la lettera “E”. Ecco, io farò lo stesso. Il mio programma per guidare qualunque cosa sia ciò di cui sono segretario non sarà proprio un programma bensì più un lipogramma”.

Augusto Rasori