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Papa Francesco manda in Ucraina 300.000 Padre Nostro e 200.000 Ave Maria

papa francesco
Foto Credits: Pixabay

CHIERICHETTI VENITE A ME (CITTÀ DEL VATICANO) – Da sempre attento alle istanze che possano turbare la serenità dei fedeli, Papa Francesco è sembrato da subito colpito dall’invasione russa in Ucraina, condannando più e più volte le azioni criminali, al punto da arrivare persino a pregare affinché le ostilità cessassero.
Ma ormai le preghiere dell’ottantacinquenne papa non hanno più quella potenza che avevano quando era un giovanotto di 77 anni. È globalmente risaputo che Bergoglio, di fronte ai disastri umanitari, ha sempre abbracciato la preghiera, come quella volta che le sue preghiere non aiutarono le popolazioni colpite dal terremoto o quella in cui le sue preghiere non salvarono un bimbo di 5 anni dal cancro, o quella volta ancora in cui le sue preghiere non risolsero i problemi della fame nel mondo né riportarono in vita i migranti annegati nel Mediterraneo o come quella volta – la più recente in ordine cronologico – che le sue preghiere non fecero smettere al Covid di diffondersi.

Ormai stanco e senza più le energie dei primi tempi del Papato, Francesco ha deciso ora di alzare le braccia al cielo e di chiedere ai fedeli cristiani di fare lo stesso per potergli cedere tutte le loro preghiere, mossa imparata dal suo personale spirito guida, Son Goku. In men che non si dica è riuscito a raccogliere così tante preghiere che sarebbe stato un peccato non spedirle in Ucraina per aiutare le popolazioni colpite dalla devastazione che questa guerra sta portando.
Sono stati necessari una cosa come 100 TIR per contenere neanche la metà delle preghiere inviate dai fedeli. Per cominciare, il Papa ha voluto spedire solo 300.000 Padre Nostro anticarro e 200.000 Ave Maria antiaeree. Se la situazione dovesse peggiorare verranno inviate anche altre preghiere, tipo l’Atto di Dolore antinucleare o i Credo antiradiazioni. Ai microfoni di DJ Aniceto ha dichiarato “Troppe preghiere e troppo potenti, non sarebbe il caso di mandarle tutte insieme o rischiamo che Zelensky annienti l’Asia intera. Bisogna maneggiare con cura le preghiere, perché messe nelle mani sbagliate possono diventare armi di distruzione di massa”.

La carovana dei TIR partita da Città del Vaticano è giunta in Ucraina dopo diversi giorni di marcia quasi no stop. Una fiumana di gente si è riunita attorno ai poderosi mezzi inviati e unitamente all’esercito e a quel che resta del governo in patria si è proceduto all’apertura dei rimorchi. La felicità iniziale ha registrato un’inaspettata mutazione in incredulità prima e disperazione poi nell’apprendere che i rimorchi fossero tutti completamente vuoti.

Claudio Favara