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Neonati scendono in piazza: “Troppe madri usano il bonus bebè per le loro cazzate”

Roma – Erano circa 800 i neonati che ieri pomeriggio, dopo la poppata delle 14 e il sonnellino delle 15, si sono dati appuntamento nel parcheggio antistante un outlet della Chicco in pieno centro della capitale.  All’insaputa delle mamme si sono messi d’accordo di nascosto su WhatsApp nella chat “Non accettare cambi di pannolino da sconosciuti”. Spinti nei passeggini dai nonni o dalle baby sitter, si sono radunati in strada per protestare contro quelle mamme che, anziché spendere il bonus bebè per prendersi cura dei loro figli appena nati, lo utilizzano per soddisfare esigenze personali, spesso futili, che niente hanno a che fare con i bisogni dei loro bambini.

Dal parcheggio, tra cassonetti stracolmi di spazzatura e topi con l’accento romanesco, il corteo di poppanti si è poi spostato a gattoni nella centralissima Piazza San Plasmon, riuscendo a percorrere una distanza di venti metri in tre ore e mezza. All’imbrunire, intorno alle 20, ha avuto inizio la manifestazione vera e propria. Dal palco, un vecchio box per bambini Ikea trovato per strada e sistemato alla meglio sopra un cumulo di immondizia, ha preso la parola Justin Lo Piccolo, diciotto settimane, leader italo-americano della protesta e fondatore del movimento delle tutine gialle, gruppo eversivo anarchico nato due giorni fa in un asilo nido di Ostia.

Soldi destinati agli omogeneizzati spesi per farsi colpi di sole. Gratta e Vinci e pacchetti di sigarette al posto di pappette e latte in polvere. Guantini antigraffio, babbucce e sonaglietti di plastica sostituiti da minigonne, stivaletti tacco 12 da troia e cazzi di gomma. E questi sono solo alcuni esempi!”, ha vagito Lo Piccolo, sbavando su un microfono della Giochi Preziosi“Da quando il governo ha messo a disposizione il bonus bebè per le famiglie che mettono al mondo figli  –  ha continuato l’infante sistemandosi sul petto il bavaglino sporco di vomito – l’assegno di 80 euro al mese che dovrebbe servire per prendersi cura di noi nel nostro primo anno di vita molto spesso si preferisce spenderlo in cazzate. Un numero considerevole di madri approfitta della nostra bassa statura per mettere in atto in modo vigliacco una vera truffa ai danni di noi neonatiBisogna introdurre una tesserina prepagata intestata a noi, una sorta di redditino di cittadinanza per lattanti spendibile solo nei negozi di articoli per bambini dagli 0 ai 12 mesi. Solo cosi – ha concluso Justin piangendo e cagandosi addosso contemporaneamente –  garantiremo quei diritti fondamentali che ci spettano e che certe madri culone nullafacenti tentano in maniera infame di sottrarci”.

Lo Piccolo discende da una famiglia di neonati illustri. Nei primi del Novecento un suo trisavolo, il conturbante Gender Lo Piccolo, posò seminudo come modello per la realizzazione del logo del borotalco della Roberts.

Gender Lo Piccolo, 1905
Gender Lo Piccolo, 1905

 

Suo padre Mariuolino Lo Piccolo, figlio di un immigrato clandestino campano a Seattle, per un soffio non fu il neonato che compare sulla copertina dell’album Nevermind dei Nirvana. I produttori furono costretti a scartarlo poiché, poco prima degli scatti del fotografo, il piccolo rubava le banconote da un dollaro infilzate nella lenza. Pare che al termine della sessione fotografica sparirono circa 2000 dollari, somma poi detratta dallo stipendio del dipendente della Geffen che aveva scritturato Mariuolino.

Mariolo Lo Piccolo, 1991
Mariuolino Lo Piccolo, 1991

Ci sono altre battaglie sociali che Justin Lo Piccolo persegue da quando è a capo del movimento delle tutine gialle. Tra le più significative ricordiamo quella per rendere obbligatorio l’abbonamento a Netflix dentro le incubatrici; quella per avere il diritto di vendicarsi, da adulti, con l’ostetrica che ci ha preso per i piedi e ci ha sculacciati a testa in giù appena nati; ed infine, quella per introdurre la sterilizzazione per le mamme che dimenticano i loro figli in auto con un cd di Povia in riproduzione.

Prima di essere rimesso nel passeggino dalla nonna e riportato a casa ormai addormentato, Lo Piccolo ha sbiascicato qualcosa ai cronisti, ha detto di avere “un sogno nel cassetto piuttosto inquietante per un bambino di quattro mesi: far sparire l’anziana Greta Thunberg nel nulla e soffiarle il posto”.

Andrea Canavesi