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Medioriente, Israele si porta avanti: “Risponderemo alla risposta dell’Iran alla nostra risposta”

È altissima la tensione tra Israele e Iran dopo il lancio di missili che ha fatto seguito al bombardamento dell’ambasciata iraniana in Siria. E nonostante il bombardamento iraniano abbiamo causato meno danni di un Capodanno napoletano, il primo ministro Benjamin Netanyahu ha già rilasciato una dichiarazione che non lascia presagire nulla di buono per l’immediato futuro: “Se l’Iran risponderà alla nostra risposta alla loro risposta, beh, allora risponderemo. Ma non solo, risponderemo anche alla loro eventuale risposta alla nostra risposta alla loro risposta alla nostra risposta”.

Insomma, Netanyahu ha già prenotato 12 controrisposte alle eventuali risposte iraniane e finora è in vantaggio in questa particolare gara di minacce. La situazione, però, è diventata molto complessa; soprattutto è diventata molto complessa da spiegare al presidente americano Joe Biden. Il Segretario di Stato Antony Blinken ci ha provato ma Biden è apparso piuttosto confuso: “Israele risponderà alla risposta dell’Iran alla risposta di Israele alla risposta dell’Iran? Ma che cazzo stai dicendo? Io non capisco, non riesco a seguire, oddio mi scoppia la testa!”.

Intanto il mondo segue con molta apprensione gli sviluppi di questa crisi. La preoccupazione nasce dal fatto che le risposte di Israele, oltre ad essere particolarmente pesanti, hanno una durata imprevedibile: la risposta ad Hamas, per esempio, sta durando ininterrottamente da 6 mesi e non accenna a terminare. Molto probabilmente perché è una risposta che Israele aveva già prenotato nel 1948. Ma soprattutto Netanyahu non tiene conto che l’Iran ha risposto perché è stata, diciamo, “interpellata”. E in un modo piuttosto insolito, cioè radendogli al suolo un’ambasciata. E questa non è stata una buona idea, l’ha capito perfino Joe Biden.

Eddie Settembrini

(Quest’articolo è stato scritto anche grazie al sostegno di Box)