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LA PRIMA ENCICLICA DI PAPA FRANCESCO: “IL PIÙ SANTO C’HA LA ROGNA”

È in uscita la prima enciclica del pontificato di Papa Bergoglio scritta a quattro mani con Joseph Ratzinger, ma, assicurano entrambi, “senza allungarle troppo”.

Che Francesco non fosse un papa come gli altri lo avevamo intuito, ma che la sua prima enciclica Sanctissimus scabiem habet (Il più santo c’ha la rogna) scomunicasse i pedopreti, annunciasse la chiusura dello Ior e invocasse l’immediata rinuncia all’8×1000 ha superato l’immaginazione di molti cattolici, ferma del resto a poco più di duemila anni fa.

Il testo tratta del rapporto tra fede e mondo moderno, tra fede e fedi, tra fede e anulare, considerando anche l’ateismo e le posizioni agnostiche, di cui il Papa dice:

«Accanto alle due realtà di religione e anti-religione esiste, nel mondo in espansione dell’agnosticismo, anche un altro orientamento di fondo: persone alle quali non è stato dato il dono del poter credere e che tuttavia vivono felici».

Francesco si conferma papa dalla dimensione globale: riprendendo quanto ha affermato al Congreso de la Nación Argentina nel settembre scorso, fa riferimento al sud America e alla sua cultura, «…nata dall’incontro tra la fede nel Dio di Israele, la ragione filosofica del Carnaval e il rifugio offerto ai criminali nazisti».

I due Pontefici si soffermano poi sul matrimonio, naturalmente inteso come unione tra uomo e donna, e su come esso prometta «…un amore che sia per sempre. Senza calcolare l’indotto di ristoranti e fotografi». Immancabile l’invettiva contro il relativismo: «È relativo». La fede aiuta anche  a rispettare la natura, e quindi a «…non credere ad improbabili resurrezioni della carne»; infine, si apre una nuova prospettiva sul dialogo tra fede e ragione:

«La fede risveglia il senso critico e allarga gli orizzonti della ragione, invitando a porsi sempre nuove domande ed a tutte rispondere ‘Dio’».

Patrizio Smiraglia