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Impazza la moda dei selfie col test di gravidanza: “Festeggiamo, non sono incinta!”

Impazza la moda dei selfie col test di gravidanza: "Festeggiamo, non sono incinta!" - Lercio

Vul (VA)- E’ una delle ultime mode di Instagram. Ragazze che postano selfie con il proprio test di gravidanza negativo sfoggiando un sorriso a 54 denti – ma che sorridono sempre meno del loro ragazzo in secondo piano che, in mutande, decapita bottiglie di Moët et Chandon con una sciabola turca. “Non sono incinta, festeggiamo! #nobaby”, è la didascalia di accompagnamento delle foto, e la moda è stata lanciata da Anastasia Vaginona, di professione irrequieta ventenne.

“Ho da sempre questa abitudine di praticare rapporti sessuali pirotecnici a botta sicura durante i quali non uso protezioni, affidandomi alla Madonna nera di Częstochowa e ai riflessi da Uomo ragno del mio partner. Ah, una volta ho scopato davvero proprio con l’Uomo Ragno”. Vaginona fa riferimento alla sempre apprezzata pratica sessuale del salto della quaglia, un finale di coito che consiste nell’estrarre il bigolo dalla donna nel momento opportuno, di solito 0,043 millesimi di secondo prima che un’inondazione di sperma ispirata al Vajont occluda l’interno delle proprie ragazze. Anche se è difficile da credersi, esistono casi in cui questa tecnica così sicura può fallire – e allora il ciclo tarda ad arrivare. Momenti drammatici, giorni in cui le ricerche più frequenti su Google diventano: “Ritardo nel ciclo e gravidanza”, “Liquido pre-eiaculatorio”, “Poche gocce bastano a mettere incinta”, “Comprare pillola abortiva dal Cartello di Medellin”, “Smaltire un feto nei pilastri della mafia” e “streaming Quo vado? cb01”.

Come si reagisce, in quei giorni di angoscia? Alcuni ragazzi si rifugiano nel “metodo Balotelli”, che consiste nel farsi fotografare in giro mentre si drogano col cherosene tagliato col fosforo bianco o commettono abusi edilizi dentro lercione che sono ben oltre l’adeguata prostituzione. Per fortuna, però, moltissimi altri, sebbene giovanissimi, sono ben pronti ad assumersi coscienziosamente le proprie responsabilità, navigando a vele spiegate verso un futuro di orrore, miseria e schiavitù e, se fortunati, morte prematura. Le ragazze, da par loro, si limitano invece a darsi degli enormi cazzottoni sul ventre a secondi alterni.

“E’ per questo che, quando poi arriva il test di gravidanza negativo, vale la pena festeggiare” spiega Vaginona. E così sono nati i “Mestruo-party”, feste pazze durante le quali gli invitati condividono con una coppia la gioia di non essere diventati genitori. Slogan delle serate “Non ho bisogno di un figlio: se ne vorrò uno divento rom e lo rubo”. Falò delle foto di Romina e Albano, la guerra con i pannolini intrisi di sangue mestruale, gara di respirazione dentro preservativi, schiacciatine farcite con pillola Ru-486, drink al liquido per ecografia, kamasutra per sesso anale, campionato di salto della quaglia che prevede l’evirazione con una minighigliottina: sono alcune delle peculiari caratteristiche di questi momenti di allegria e evasione, in cui solo occasionalmente può capitare di trovare la morte.

Meno raro però, è uscire da questi party senza aver ingravidato qualcuna (“Ironia” e “Sfiga” i nomi più gettonati ai battesimi). La promiscuità che caratterizza i giovani, infatti, li porta a schiavazzare come un Bobo Vieri qualsiasi anche durante eventi come questi, che devono incoraggiarli alla prudenza. “Mi è successo un paio di volte di ingravidare a casaccio, ma per fortuna tutto è finito bene: è stato semplice disfarmi del cadavere della ragazza” ci racconta Padre Amedeo Pignasecca.

Ma ci sono anche storie che si concludono male. Per esempio quella di Mattia F. P.: “Ho messo incinta per sbaglio la mia ragazza – non volevo il figlio, in realtà, ma non volevo farla abortire perché sono molto cattolico e estremamente coglione, scusate la ripetizione. Abbiamo avuto il nostro Michelotto il mese scorso. Certo, all’inizio sarà dura, ma io guardo al futuro. A 18 anni mi squaglierà nell’acido per fottermi 4 euro e allora i miei problemi saranno risolti”. Un vero e proprio inno alla gioia.

Stefano Pisani