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Guardiano del faro riflette guardando l’infinito: “Quella Debora al liceo potevo scoparmela”

Guardiano del faro riflette guardando l'infinito: “Quella Debora al liceo potevo scoparmela” - Lercio

Fanad – La storia di oggi ci arriva dalla costa settentrionale irlandese. Il protagonista è Frank Count, un uomo dalla voce sincera e pacata; le sue poche parole sono quelle di chi è abituato a sporadici contatti con gli altri. Frank è infatti il guardiano del faro situato sulla scogliera, e prima di intraprendere questo mestiere faceva il cittadino indignato durante le dirette di Belpietro.

Il nostro reporter, che ha raccolto i dettagli sulla sua vita fatta di suggestione e vertigine poetica, si è trovato per tre giorni a un passo dalle onde, a sentire l’odore e il rumore del mare, a toccare il cielo con un dito. Fin quando una cagata di piccione non gli ha rovinato il momento.

Il faro sopra la montagna di Fanad è diventata, da circa trent’anni, la dimora del signor Count: da lì ogni notte scruta l’orizzonte. Ma questa visione, profonda come le più profonde acque del mare, riporta alla sua mente un pensiero che risuona nell’immensità: “Quella Debora al liceo, però, potevo scoparmela”.

Frank controlla che la luce del faro resti accesa nella notte, che le sue intermittenze siano regolari, perché chi è in mare si senta rassicurato dal simbolo della terra. Nessuno, però, sembra poter rassicurare il povero signor Count, che da un po’ di tempo ha il chiodo fisso della scopata mancata. Un rimorso che difficilmente potrà essere superato, soprattutto perché non ci sono né case chiuse né centri massaggi nelle vicinanze.

Il nostro inviato, per solidarietà umana, ha già provveduto a mandare dalle sue parti una psicologa, consegnandole per sicurezza alcune copie di Postalmarket d’annata e un pacchetto di fazzoletti. Count ha insistito affinché il nostro collaboratore restasse ancora un po’ con lui, ma il giornalista ha dovuto declinare, coprendosi l’ano senza dare nell’occhio. A quel punto il reportage si è concluso e il guardiano lo ha invitato a non preoccuparsi: “Può andare, faccia buon viaggio, il cielo è terso, il mare è calmo, l’infinito è silente sopra di noi… Perciò ora mi sparo una bella sega a due mani”.

Mattia F. Pappalardo