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Gaza, raid israeliano uccide un gattino: l’indignazione sui social ferma la guerra

Foto Credits: LensGo AI

Gaza City – Nei giorni scorsi si è intensificata la già devastante azione di Israele nella striscia di Gaza. A oggi il diritto di Israele di difendersi ha provocato più di 25mila morti. E il 70% delle vittime è donna o minore. Ma poiché l’esercito israeliano ritiene di non essersi ancora difeso abbastanza, nella giornata di ieri ha effettuato un raid sul campo profughi di Nuseirat, provocando la morte di quattro bambini.

Ma è notizia di oggi che in quel raid ha trovato la morte anche un gattino palestinese, Yasser Aracat, chiamato così in onore dello storico responsabile politico dell’OLP. Il micetto, un randagio senza casa (come quasi tutti gli abitanti di Gaza, del resto) stava dormendo tranquillamente in strada, dopo una faticosa giornata trascorsa a dormire in un’altra strada, quando è stato coinvolto nell’esplosione. Per l’animale non c’è stato nulla da fare.

La notizia della morte del gatto ha provocato nell’opinione pubblica mondiale un moto di indignazione senza precedenti che si è subito riversata sui social. “Passi che qualche civile palestinese muoia sotto i bombardamenti, fa parte del diritto di Israele di difendersi, ma questo è troppo!”, scrive su Facebook un utente italiano. “Gli animali sono meglio delle persone e questo gatto sicuramente non aveva partecipato agli attacchi del 7 ottobre”, gli fa eco un altro utente.

Sui social si è riversata talmente tanta rabbia che gli israeliani, in un primo momento, hanno provato a giustificarsi dichiarando che il gatto in realtà era un terrorista di Hamas che stava preparando un attentato, ma questa ricostruzione è apparsa subito poco credibile, conoscendo la nota pigrizia dei gatti. L’esercito israeliano, quindi, ha dovuto fare ammenda: “Ci scusiamo per questa inaccettabile azione, se solo avessimo saputo che ci sarebbe andato di mezzo un gatto non l’avremmo mai fatto. Ci siamo rimasti molto male, scusateci”.

Il sacrificio di Aracat, quindi, non è stato vano. La rivolta che si è scatenata sui social ha costretto Netanyahu a fronteggiare per la prima volta una lobby potentissima: gli animalisti indignati. Di fronte a questa rivolta senza precedenti il leader israeliano non ha potuto fare altro che accordare una tregua ad Hamas. Nelle prossime ore verrà creato un corridoio umanitario per far uscire tutti i gatti dalla striscia di Gaza. Il problema, però, è che appena usciti vorranno rientrare.

Eddie Settembrini

(Quest’articolo è stato scritto anche grazie al sostegno di Box, Giuseppe Lastaria e Dario Cecchini)