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Furbetti del cartellino: impiegato si fingeva Salvini da 10 anni per non andare al lavoro

Furbetti del cartellino: impiegato si fingeva Salvini da 10 anni per non andare al lavoro - Lercio

Milano – Per oltre 10 anni si è finto Matteo Salvini per percepire lo stipendio senza essere andato a lavoro nemmeno un giorno. È questa l’incredibile storia emersa grazie alle indagini della Guardia di Finanza nei confronti di Salvo Mattini, 46enne meneghino impiegato nell’ufficio postale di via della Siesta.

A denunciare il finto politico è stata la neo direttrice della filiale Elisa Lapacchia, insospettita dallo strano attestato di servizio del Mattini. Il documento, finito all’attenzione della Lapacchia quasi per caso, presenta una serie incredibile di incongruenze, storture e irregolarità.

Assunto nel 2009, il furbetto del cartellino non si sarebbe presentato in ufficio nemmeno il primo giorno di lavoro perché, si legge nel rapporto, impegnato contemporaneamente a Milano come consigliere comunale, a Bruxelles come europarlamentare, a Romano di Lombardia come segretario della Lega Nord (in vista delle elezioni comunali), a Varese come direttore di Radio Padania e a casa sua come influencer e food blogger.

Scorrendo fino a oggi l’attestato di servizio, si viene a scoprire che il Mattini avrebbe dovuto avere quasi il dono dell’ubiquità, l’unico posto nel quale non si sarebbe trovato nemmeno per 5 minuti in questi 10 anni è proprio l’ufficio nel quale era regolarmente impiegato. Lo scansafatiche patologico avrebbe addotto nel tempo le scuse più incredibili per non recarsi al lavoro: ho l’influenza per colpa dei terroni, non mi è suonata la sveglia a causa dei parametri troppo stringenti imposti dagli euroburocrati, gli immigrati mi hanno rubato le gambe.

A rendere la situazione ancora più surreale è stata la scoperta che il Mattini non si sarebbe mai presentato nemmeno nelle istituzioni politiche per le quali era stato eletto: mai un giorno all’europarlamento, mai un giorno in consiglio comunale. L’unica tra le attività che pare avesse mantenuto era quella a Radio Padania, dove in qualità di direttore interveniva spesso per vomitare monologhi e slogan antimeridionalisti, razzisti e xenofobi, per i quali il Mattini è accusato di crimini d’odio e indagato in forza della legge Mancino, come lo sarebbe qualsiasi normale cittadino che usasse una retorica così virulenta per squallidi fini elettorali.

Ombre si allungano anche sulla sua assunzione: il curriculum vitae del Mattini racconta che dopo la maturità classica l’uomo non avrebbe svolto nessun tipo di lavoro, limitandosi a bazzicare centri sociali, programmi televisivi Mediaset e posti ancora più squallidi come gli uffici di Via Bellerio. L’allora direttore della filiale postale Bertoldo Ussi lo avrebbe assunto a scatola chiusa, senza concorso o colloquio, Ussi lo avrebbe inoltre coperto per tutti questi anni, chiudendo entrambi gli occhi di fronte alle sue assenze.

Raggiunto dai giornalisti nella sua abitazione, Salvo Mattini si è dichiarato totalmente innocente e ha ribadito la sua totale fiducia nelle indagini della magistratura, senza rinunciare però al diritto di immunità dalle leggi in qualità di ministro degli Interni, e attaccando quelli che a suo dire sono i veri responsabili della situazione: “È tutta colpa dei migranti“.

Gianni Zoccheddu