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Fiducia. Meloni conferma il no a Draghi: “Non è degno di avere maggioranza totale come Mussolini”

ROMA (MARCIA SU) – “Non posso permettere che raggiunga il record di maggioranza di Benito Mussolini, non ne è degno”, così Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia, conferma il suo no alla fiducia al nascente Governo Draghi. Il partito di destra è l’unico, finora, a essersi dichiarato compatto contro il nuobvo governo (“Sinistra Italiana” è attualmente incerta e divisa – ma d’altronde si chiama come si chiama).

Nemmeno il discorso tenuto al Senato ieri dal neo premier ha convinto l’agguerrita leader di FdI, che ha bollato l’intervento di Draghi come “di generica visione politica, che evita però di calarsi nelle scelte concrete da effettuare, aho!”, in un tweet che sta totalizzando in queste ore tanti cuoricini capovolti.

Secondo fonti interne a FdI, la Meloni avrebbe commentato l’amplissima maggioranza che sostiene Draghi come una vergognosa ammucchiata, ribadendo il bisogno di una seria opposizione che mantenga in piedi la natura democratica di un paese civile: “L’opposizione ci deve essere e dev’essere vera, quando il Governo non è guidato da me”, e aggiungendo poi che lei non è l’unica ad avere questo pensiero, ma che questo è condiviso “da Giorgia, dalla donna, dalla madre, dall’italiana, dalla cristiana. Siamo almeno in cinque”.

La Meloni avrebbe manifestato l’intenzione di schierarsi contro Draghi anche perché mossa da un altro elemento: “Non voglio che il record di Mussolini, che dopo il ’24 aveva un Parlamento inerme ai suoi piedi, sia eguagliato da uno come Mario Draghi. Ma chi è questo Mario Draghi? Un figlio delle banche – Genitore 1 la BCE Genitore 2 la Banca d’Italia – un colletto bianco che non ha mai dato una testata in bocca a nessuno… ma si può dare tutto quel potere a uno del genere? Ci si può fidare di uno così, che non abbiamo visto mai manco una volta trebbiare il grano a petto nudo?”. Un elemento nostalgico di cui, nella prossima puntata di “Live-Non è la D’Urso”, Giorgia parlerà con Barbara, collegandosi anche con due coltivatori di ricino di Salò.

Stefano Pisani