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Egitto. Altro rinvio per Patrick Zaki, la motivazione della Corte: “Respira ancora”

Foto Credits: eipr.org

IL CAIRO – A distanza di una settimana, arrivano le motivazioni del prolungamento di altri 45 giorni della detenzione di Patrick Zaki da parte della Corte d’Assise egiziana: “Respira ancora”. I procuratori egiziani hanno infatti confermato che, nonostante sia passato oltre un anno dal giorno del discutibile arresto (7 febbraio 2020) “i motivi della sua incarcerazione permangono, essendo egli ancora in vita”.

Una spiegazione che ha destato non poca preoccupazione in Hoda Nasrallah, l’avvocata di Patrick che, ricordiamolo, dovette attendere oltre 48 ore prima di conoscere l’esito dell’udienza del 17 gennaio scorso – esito che le fu poi comunicato scritto in geroglifici demotici.

I capi di imputazione di Zaki, attivista egiziano e ricercatore in diritti umani, sono molto seri: minaccia alla sicurezza nazionale, incitamento a manifestazione illegale, sovversione, diffusione di notizie false ma, soprattutto, quello più grave: propaganda in favore dei diritti umani.

Dieci anni dopo la rivolta nazionale egiziana del 2011 che ha destituito il presidente Hosni Mubarak, gli egiziani vivono infatti sotto un governo repressivo che soffoca ogni forma di dissenso e di espressione pacifica. La Egyptian Initiative for Personal Rights – l’associazione di cui Zaki fa parte in qualità di ricercatore – chiede da anni una revisione completa del sistema dei diritti civili in Egitto, o almeno un ritorno alla situazione liberale che c’era all’epoca degli schiavi delle piramidi.

Alcuni commentatori internazionali si sono chiesti come mai il Governo italiano non abbia protestato contro queste detenzione a dir poco controversa, per esempio richiamando l’ambasciatore italiano in Egitto. Gli stessi commentatori internazionali si sono poi ricordati che al Ministero degli Esteri c’è Luigi di Maio.

Stefano Pisani