Cassazione: “Dopo i 40 anni non è più obbligatorio inventare scuse se non si ha voglia di uscire”

ROMA (nun fa la stupida che c’ho ‘na certa) – Si è concluso oggi, dopo quasi 11 anni di incertezze e preoccupazioni, il lungo processo che ha visto protagonista – suo malgrado – il non più giovane bambino di quella pubblicità che proprio adesso non mi ricordo esattamente quale fosse, ma che per comodità chiameremo il Pesantone.

I guai del Pesantone sono iniziali la sera dell’11 ottobre 2014: i suoi amici lo aspettavano per festeggiare il premio Nobel per la pace assegnato a Malala Yousafzai, ma il Pesantone sospettava che dietro quell’apparente volontà di celebrare l’impegno civico a difesa del diritto all’istruzione delle donne della città di Mingora, nella valle dello Swat, si nascondesse in realtà un’ennesima occasione di testare i limiti di funzionalità epatica del gruppo di amici.

Il Pesantone non voleva ripetere l’esperienza etilica vissuta solo pochi mesi prima quando, dopo il settimo giro di gin tonic, lui e i suoi amici avevano perso ogni barlume di dignità e si erano presentati tutti insieme in un seggio elettorale per votare il Pd di Matteo Renzi alle elezioni europee. Consapevole del drastico aumento dei tempi di recupero irrimediabilmente correlati all’inesorabile decadimento della sua capacità rigenerativa cellulare, il Pesantone inventò una scusa (“Anche dopo tutti questi anni, lo rifarei”) e disse ai suoi amici, semplicemente, “Sto male”.

Quello che il Pesantone non avrebbe mai immaginato, è che i suoi compari gli avrebbero mandato a casa il medico fiscale. Giunto a casa del Pesantone e dopo averlo visitato, il medico lo trovò in perfetta salute, con l’eccezione di una severa dermatite seborroica che tuttavia non era sufficiente a giustificare l’assenza dai bagordi. Fu l’inizio di quella lunga via crucis che finalmente, oggi, è giunta al suo capitolo finale.

Nella sentenza appena pubblicata, gli Ermellini hanno sancito il seguente principio in diritto: “Il sacro dovere di onorare le relazioni sociali sul quale si fonda gran parte del PIL della filiera enogastronomica del Paese deve essere contemperato con il diritto all’autodeterminazione dell’individuo senescente che trova rinoscimento nella ‘Dichiarazione universale dei diritti del non più giovane’. Ne consegue che l’individuo che abbia già compiuto i 40 anni di età non è più tenuto a giustificare le proprie assenze da qualsivoglia impegno sociale, festa, asta del Fantacalcio, cresima o addio al celibato”.

Francesco Conte

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