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Caso Cucchi, Carabinieri ammettono l’errore: “D’ora in poi picchieremo solo figli unici”

Dopo la confessione del carabiniere che ha scatenato un putiferio mediatico, rabbia nei social, e corsi di free climbing per Carlo Giovanardi, siamo riusciti a strappare un’intervista a un importante ufficiale dell’arma dei Carabinieri (di cui non forniremo nome e cognome, perché non se li ricorda).

Buonasera, iniziamo subito con la prima domanda. Chiederete scusa?

Assolutamente. Non posso esimermi – e il mio ruolo me lo impone – dal chiedere scusa a quelle povere scale: per vari anni principali indiziate e da noi così tragicamente infamate. Nove anni vissuti nella vergogna, sotto i riflettori di un’accusa ingiusta. (Peraltro, sapevamo tutti, da tempo, che il quarto gradino è in possesso di un alibi di ferro e non può essere in alcun modo collegato alla vicenda. Può sembrare assurdo, ma non era nemmeno presente quel giorno).

E le scuse alla famiglia Cucchi?

Loro possono aspettare la fine del processo.

Ma se i carabinieri risulteranno effettivamente colpevoli?

In tal caso, le faremo subito. L’Arma chiede sempre scusa quando alcuni dei suoi componenti sono venuti meno al dovere di essere ciò che avrebbero dovuto essere.

Si riferisce ai responsabili del pestaggio?

No. Mi riferisco a quella maledetta spia che ha confessato.

Ma sarete pronti a qualsiasi tipo di sentenza?

Noi aspettiamo di conoscere la verità processuale per poter così adeguare le nostre strutture, per poterci muovere meglio in futuro, e per far sì che questi casi di spionaggio non ricapitino più.

“Adeguare” le vostre strutture?

Sì, scale più ripide, ad esempio; che servano a rendere più credibili le nostre frottole. Intanto abbiamo iniziato a provvedere alla rimozione dei corrimano. Ad ogni modo, è triste che oggigiorno non si riescano più a insabbiare e depistare casi così semplici. Colpa delle nuove generazioni, piene di smidollati.

Ma avete almeno imparato qualcosa da questa tragica vicenda?

Quello senza dubbio. D’ora in poi picchieremo solo figli unici. È proprio vero quello che si dice: “Parenti serpenti”; sono una spina nel fianco.

Parenti serpenti? Picchiare figli unici? È inaudito quello che dice.

Lo spero bene. E adesso, dopo questa chiacchierata, se vuole possiamo iniziare l’intervista.

In realtà, l’intervista era questa e ho registrato tutto.

Ah, non l’avevo capito: erano rivelazioni di natura del tutto confidenziale. La cancelli subito.

Non potrei mai farlo. Mai e poi mai.

Capisco. Ha fratelli o sorelle, per caso?

No.

Ottimo. Mi segua in caserma.

 

Albert Huliselan Canepa