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Cade nel water per recuperare lo smartphone e si ritrova nella sede di Libero

Cade nel water per recuperare lo smartphone e si ritrova nella sede di Libero - Lercio

CASALSPURGHERLENGO (LO) – Siamo riusciti a­ intervistare al telefono il protagonista di questa assurda vicenda, Marco Rèntòn, un 38enne di origini venete occupato al Comune di Casalspurgherlengo che ci ha raccontato di come si siano svolti i fatti: “Come tutti i giorni stavo lavorando alacremente al mio computer. Ricordo che era una giornata molto produttiva, infatti in sole tre ore di lavoro ero riuscito a commentare quasi 300 post su Facebook, e senza nemmeno usare la funzione copia/incolla, come molti fannulloni usano fare”.

Ma prima che qualcuno possa formulare delle critiche, Marco ci tiene a precisare: “ Ci tengo a sottolineare che le stronzate che scrivo sono tutte farina del mio sacco. Io non sono un impostore, io sono un italiano vero. Con i tempi che corrono ogni buon patriota dovrebbe darsi da fare condividendo articoli e foto senza verificarne la provenienza, purché mettano in relazione fatti che fra loro non hanno alcun collegamento ma che giustifichino tutte le mosse del Governo a trazione leghista, come ad esempio Rete4 e la verità, vaccini e autismo o gli sbarchi dei clandestini e i terremotati di Amatrice. Fra l’altro, scusate se ho la voce tremante, ma sono ancora sotto shock per l’accaduto, infatti. non mi era mai successo di lavorare tre ore di seguito”.

Proprio questa forte emozione ha dato il via alla sua odissea: “Ho deciso, quindi, di prendermi una meritata pausa recandomi al bagno per espletare alcuni bisogni, come dicono i radical chic. Per rilassarmi, come si usa oggi, non avendo nessuna etichetta del Mastro Lindo a portata di mano da leggere, mi sono messo a giocare a Candy Crush sul telefono. Ed è qui che è successo il fatto. Preso dalla felicità per un nuovo record, saltando di gioia, lo smartphone mi è sfuggito di mano ed è caduto nel water. Ho subito deciso di provare a recuperarlo. Ho infilato la mano nel wc, ma mentre provavo ad allungarmi, sono scivolato al suo interno. In realtà c’è stato una specie di risucchio. Una volta dentro fra feci, urina e catarro, questo risucchio è diventato sempre più potente. Ho iniziato a vorticare a una velocità altissima. Praticamente era come essere all’interno di quegli Hyperloop in cui le persone viaggiano nel futuro nella serie ‘Futurama’. Il viaggio è durato pochi secondi ed è finito quando sono stato espulso in una piscina piena zeppa di merda all’interno di una stanza. 

Ci prendiamo un minuto di tempo per vomitare e poi riprendiamo l’intervista: “Con mia grande sorpresa, appena uscito dalla piscina mi si è fatto incontro un signore che ha detto di chiamarsi Belze Bù che mi ha accompagnato lungo una serie di corridoi,  fino ad una porta che riportava questa targa: “DIRETTORE – Vittorio Feltri“.  Belze Bù ha bussato per 13 volte sulla porta che poi si è spalancata. Siamo entrati. Ora, voi capirete, sono quasi svenuto per l’emozione. Ero nella redazione di Libero, una delle mie bibbie se si parla di condivisione di cazzate in rete e davanti a me avevo LUI, il mio eroe, Vittorio in persona. Il Dott. Feltri, come suo solito, non l’ha tirata molto per le lunghe ed è andato subito al punto. Si è complimentato per il lavoro che svolgo per la causa ariana durante le mie ore di lavoro in Comune pagate dalla collettività. Ha detto che mi stavano seguendo da anni. Mi avevano già notato ai tempi delle prime notizie edulcorate che condividevo, tipo quelle sui Marò o le prime timide balle sugli stranieri, quando ancora non portavano davvero voti. Ha detto che senza pionieri dell’ignoranza come me e senza le politiche del PD e più in generale della sinistra mondiale venduta al capitale, oggi probabilmente il piano di portare al potere la destra più becera, forse, non si sarebbe mai realizzato. Mi ha quindi consegnato una medaglia al valore incivile e mi ha invitato a proseguire la mia missione, magari aprendo qualche sito spargitore di bufale”.

Purtroppo l’incontro di Marco con il grande giornalista si è dovuto interrompere presto: “Mi ha poi salutato caldamente con una stretta di mano dicendomi di avere un impegno importante: doveva andare a bere sangue di vergine con Soros, Adam Kadmon e il suo Chupacabra. Consentitemi di dire un’ultima cosa dopo questa avventura: non dovete mai smettere di credere nei vostri sogni perché prima o poi anche voi, se farete bene il vostro lavoro, quando meno ve lo aspettate potreste essere risucchiati in un Hyperloop fognario intraprendendo così un viaggio che cambierà la vostra vita per sempre”.

Fabio Corigliano