CAMPI TRISENZIO (Fi) – Che la vita riservi sempre delle sorprese non è una novità. Ma scoprire per puro caso a 92 anni di essere sopravvissuto alla deportazione in un campo di concentramento nazista ha dell’incredibile.
È successo a Zaccaria Ebbasta pensionato senza pensione abitante a Campi Trisenzio, piccolo borgo a pochi chilometri da Firenze. Zaccaria non è un anziano come tutti gli altri, ma un 92enne peloso, anzi pelosissimo, ma solo sulle braccia. Tanto che gli amici lo chiamano scherzosamente mezza Ciubecca (scritto così n.d.r.).
Tutto ha inizio una domenica pomeriggio di qualche tempo fa. Zaccaria si sta preparando, come è solito fare da ottant’anni a questa parte, per la consueta partita di Bingo al ‘Salamadonna’, circolo parrocchiale legalizzato al gioco d’azzardo, quando ha una violenta lite con la moglie: “Ebbasta! Te tu ti devi modernizzare, te tu devi guardare avanti, te tu devi imparare dai giovani. Te tu devi prendere esempio da me. Io mi depilo, perché non lo fai anche tu?”. “Perché un c’ho la fica!” risponde istintivamente Zaccaria. Risposta errata. Dopo aver ricevuto una scodella di ribollita in piena fronte Zaccaria ci ripensa, è confuso; un po’ perché la scodella in terracotta pesava tre chili un po’ perché l’affermazione avanguardista della moglie incazzata l’aveva spiazzato come un portiere dopo un rigore da manuale.
Il Ciubecca arriva addirittura a pensare che nelle sue braccia, sotto quella giungla di pelo, si possa nascondere una vagina ma, dopo aver cercato a dovere e appurato di non essere una razza speciale di ermafrodita, decide per il grande passo: doveva depilarsi le braccia.
Recuperato da un vecchio baule un antico tagliacapelli manuale con l’incisione Buchenwald, il 92enne inizia l’opera. Dopo qualche ora Zaccaria Ebbasta è un uomo completamente glabro. Non solo è completamente glabro: è anche completamente perplesso, terrorizzato, ansimante e suda copiosamente gocce di ribollita. Perché non è cosa di tutti i giorni trovare impresso sul proprio braccio un numero che ha solo un significato: campo di concentramento.
A quel punto per il Ciubecca è un viaggio a ritroso. Tutto nella sua mente gli si fa più chiaro. Ora finalmente si spiegano le sue fobie per i pigiami a righe, per i treni dei pendolari, per le code alle poste e le avversità alle cucine a gas e alle auto ibride. Si spiega anche perché in certe notti agitate si svegliava di scatto gridando “Baffetto di merda!”. La moglie dava la colpa alla troppa televisione e che l’epiteto fosse rivolto o a Hercule Poirot o all’omino della Bialetti o a Massimo D’Alema.
Da quel giorno Zaccaria Ebbasta non è più ‘il Ciubecca’, ma ‘98244’. Con i soldi guadagnati grazie alle interviste delle tv locali ha aperto un negozio di tatuaggi: il “Buchenwald Tatoo”. E ora è l’idolo delle nuove generazioni di Campi Trisenzio.