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Acqua alta, climatologi lanciano l’allarme: “Tra 150 anni i veneti berranno grappa dalle branchie”

VENEZIA – Turisti esasperati, stranieri rassegnati. E oltre ai prezzi dei bar ci si mette anche l’emergenza acqua alta, che continua anche in queste ore. I danni, al momento attuale, sono incalcolabili e non solo perché l’acqua alta ha mandato in tilt tutte le calcolatrici.

L’alta marea ha raggiunto livelli storici toccando il picco di 187 centimetri, la più alta di sempre dopo quella record di 194 centimetri del 1966. La pescheria vicino a Rialto è sott’acqua e la sua attività si è fermata da tre giorni, un vero peccato, considerando che il pesce adesso è freschissimo.

Il presunto colpevole contro cui la città punta il dito è il MOSE (MOdulo Sperimentale Elettromeccanico) la grande opera progettata per tutelare Venezia dall’acqua alta, al centro di polemiche e continui ricorsi dopo lo scandalo delle mazzette del 2014, e completa al 95%. Il Consorzio Venezia Nuova ha infatti riferito che alle condizioni attuali il sollevamento, anche parziale in momenti di emergenza, del sistema MOSE non è “tecnicamente possibile”. Parere che ha dato subito il via alla pianificazione di un’altra grande opera: un “MOSE PER IL MOSE“, che servirà a sollevare il MOSE, e per cui è già stata bandita una gara di tangenti. Il 4 novembre avrebbe dovuto essere effettuato un esperimento sul sollevamento del MOSE, ma questo non ha avuto luogo perché non si sono trovati abbastanza soldi per corrompere il tecnico addetto alla manovra.

Le responsabilità della politica appaiono chiare anche ai più ingenui. Il Governatore Luca Zaia è al centro delle polemiche: dopo aver negato l’impatto dei cambiamenti climatici, in vista delle elezioni regionali dell’anno prossimo, già si pensa a un suo avvicendamento e si fa un gran parlare della candidatura di un nome forte nel centrosinistra, Aquaman.

In questo contesto, gli scienziati lanciano un preoccupante allarme. I cambiamenti climatici si intrecceranno con l’evoluzione della specie nel Veneto: lo scioglimento dei ghiacciai e il conseguente innalzamento del livello dei mari causerà una contiguità sempre più frequente con l’acqua che farà spuntare le branchie ai veneti. “Il vantaggio – spiegano gli scienziati – è che potranno respirare sott’acqua e che avranno un’altra via tramite la quale ubriacarsi, cosa ancora più importante, per la specie veneta“.

 

Stefano Pisani