TEL AVIV – Non c’è pace per il martoriato popolo di Israele. Dopo essere stato costretto a bombardare Gaza, la Cisgiordania, il Libano, la Libia, lo Yemen, la Siria e l’Iran, per poter consentire al sesto governo Netanyahu di restare in carica, le scorte di paesi su cui lanciare i suoi attacchi sembrano in via di esaurimento.
A lanciare l’allarme è il Ministro dell’Insicurezza Internazionale Itamar Ben-Gvir, durante una visita negli ultimissimi insediamenti israeliani in Lapponia. “Lottiamo ogni giorno per difendere il sacrosanto diritto a occupare territori che non ci appartengono. Da decenni siamo minacciati da nemici spietati come il Consiglio di Sicurezza dell’Onu, la Corte internazionale di giustizia dell’Aia, l’Unione europea, Amnesty International e Human Rights Watch“, ha spiegato a un folto gruppo di coloni mentre brandiva il femore di un bambino palestinese prima di spolparlo.
Dopo gli applausi il Ministro ha proseguito: “L’antisemitismo globale ha raggiunto una tale virulenza che ogni volta che spariamo a caso sui civili palestinesi disarmati in fila per gli aiuti alimentari, veniamo accusati di sparare a caso sui civili palestinesi disarmati in fila per gli aiuti alimentari. Il mondo sembra non aver imparato nulla dagli orrori del nazismo e mette in discussione persino il nostro Lebensraum“.
Alla domanda di un colono sulla situazione generale, Ben Gvir ha risposto: “Viviamo una tragedia dietro l’altra, e come se non bastassero i continui rinvii del matrimonio del figlio di Netanyahu, la fastidiosa puzza di marcio che arriva certi giorni ventosi dalla striscia di Gaza e le macchia di sugo che ho su questa camicia, adesso c’è anche la preoccupazione di trovare nuovi obiettivi da bombardare, che non mi fa dormire la notte“.
“I nostri nemici più sanguinari, come l’Egitto, l’Iraq, i paesi musulmani del Golfo, la Turchia, l’Africa sub sahariana, l’Europa, il Sudamerica e l’intero continente asiatico – ha concluso – fanno di tutto per non provocarci in alcun modo e non darci qualche scusa per aprire un nuovo fronte. Se continua così saremo costretti a invadere altri territori, o a lanciare qualche missile qua e là, in modo da scatenare la loro difesa, che ci consenta di contrattaccare e rivendicare il nostro diritto a difenderci. A proposito, come sta messo a nucleare il regno di Tonga?“
Gianni Zoccheddu