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La chiesa apre ai preti disabili e lancia le paramesse

Foto Credits: Pixabay

Città del Vaticano – Qual è la quota di preti disabili che esercitano la loro funzione sacerdotale? Se per tutti gli impieghi vige ormai l’obbligo d’assunzione di una determinata quota di disabili, sembrerebbe non essere così per la Chiesa Cattolica. L’inchiesta nasce da uno scrupoloso reportage del giornalista Fabrizio Topi, che è riuscito ad infiltrarsi nelle diocesi fingendosi chierichetto. Topi, per essere credibile in quel ruolo, è dovuto ringiovanire di 45 anni. E nei cinque anni in cui è rimasto in incognito – oltre a subire diverse avance sessuali – è riuscito a far emergere uno dei segreti meglio custoditi di tutti i tempi: da dove viene il vino buono che si bevono i sacerdoti. Ma il vero nocciolo di tutta l’inchiesta resta la posizione della Chiesa nei confronti dei portatori di handicap.

Nel lavoro di Topi emergono alcune testimonianze di sacerdoti e vescovi che si sono espressi sulla questione. C’è chi come don Finizio Pranzava ritiene che chi è disabile non sia degno di diffondere la parola di Dio e precisa: “Ma come può un uomo in carrozzina salire sull’altare e rappresentare l’Onnipotente? Se Dio gli fosse vicino gli permetterebbe di alzarsi dalla sedia a rotelle e di camminare come se stesse inseguendo un bambino particolarmente attraente”.

Altre figure, come don Vinicio Spasso, sono, invece, molto felici di accogliere la figura di un prete disabile: “Tutti ricordiamo Papa Giovanni Paolo II e la sua malattia. La sua sofferenza era quella del Cristo, chiunque provi dolore è sempre più vicino a Dio. Lo stesso Wojtyla, quando dovette subire un’operazione, disse ‘Quante preoccupazioni per le mie gambe, non sono Papa per le mia gambe, ma per la mia testa, per le mie posizioni contro le donne e i comunisti’“.

La Santa Sede sembrerebbe essere quindi sotto pressione a causa di tali controversie: “Non vi sono preclusioni assolute nei confronti di ordinazioni sacerdotali di uomini che non godono di una perfetta capacità fisica, stiamo cercando solamente un format pensato appositamente per loro“.

I rumors parlano dell’imminente varo delle paramesse recitate da preti disabili: “Un po’ come le Olimpiadi, che sono lo spettacolo principale e poi ci sono le Paralimpiadi – ci dice in anteprima il cardinal Casalprandone – alle 10 del mattino ci sarà la messa detta da un prete normale poi, alle sette della sera stessa, verrà celebrata la paramessa detta da un sacerdote portatore di disabilità e chiunque avrà voglia potrà assistervi“.

Per il futuro qualcuno ipotizza anche delle messe recitate da donne ma il porporato le respinge perentoriamente: “Non esageriamo. Di questo passo dove arriveremo? A omelie recitate dai cani?”

Sergio Marinelli