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Trump tenta la carta Brexit: “Presto in America referendum per uscire dall’Europa”

Trump tenta la carta Brexit: "Presto in America referendum per uscire dall'Europa" - Lercio

AMMERIGA – Mentre l’Europa ancora si interroga sulle conseguenze della Brexit, oltreoceano c’è chi vuole sfruttare questo clamoroso epilogo per aumentare i propri consensi: si tratta del candidato repubblicano alla Presidenza degli Stati Uniti d’America, Donald Trump. Il palazzinaro yankee ha potuto constatare quanto le quotazioni di Nigel Farage si siano impennate dopo la consultazione popolare britannica e non ha esitato ad annunciare un colpo a sorpresa, durante un affollato discorso pubblico: “Quando sarò Presidente, proporrò  che anche in America si tenga un referendum per uscire dall’Europa!”. 

Trump quindi ha rincarato la dose: “Dobbiamo avere il coraggio di seguire questo esempio coraggioso: ora la Regina d’Inghilterra non dovrà più rispondere al Re d’Europa! Ora che la Gran Bretagna se n’è andata, nessuno in Europa parla inglese e non non siamo certo in grado di imparare un’altra lingua! Ce ne dobbiamo andare!”.

Il candidato repubblicano, dato in svantaggio dai sondaggi, cerca così di recuperare terreno nei confronti di Hillary Clinton: “I Clinton hanno chiamato la figlia come una squadra di calcio inglese: ora dovrebbero trarne le conseguenze e appoggiare il mio referendum, ma non lo faranno e sapete perché? Perché loro rappresentano i poteri forti che vogliono l’America soggiogata all’Europa, invece io sono un uomo del popolo e voglio un’America libera!”.

E non poteva mancare una chiusura sull’immigrazione: “Sappiamo bene che è l’Europa a mandarci gli immigrati messicani, ma ora basta! Ho deciso che il muro da costruire al confine con il Messico sarà prolungato per arrivare al confine con l’Europa, e lo dovranno pagare gli europei!”.
Sembra che addirittura l’idea di Trump abbia registrato adesioni entusiaste anche da alcuni politici europei, che si eccitano quando sentono parlare di muri: l’austriaco Norbert Hofer, l’ungherese Viktor Orbán e naturalmente Marine Le Pen e il nostro Matteo Salvini.

Andrea Michielotto