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“Siamo gli unici a non saper fare una cazzo di birra!” Frati di Padre Pio acquistano la Heineken

"Siamo gli unici a non saper fare una cazzo di birra!" Frati di Padre Pio acquistano la Heineken - Lercio
Foto: Fabio Corigliano

AMSTERDAM (FG) – L’annuncio è solo di poche ore fa: il convento dei frati minori di Padre Pio ha rilevato, in parte sotto forma di aumento di capitale in parte di acquisto di buone azioni, il gruppo Heineken, colosso mondiale della birra, che ha visto schizzare le quotazioni in borsa del gruppo pugliese che si sono impennate fino al +12 per cento nella sola mattinata odierna, pari a una capitalizzazione di 64 miliardi di Euro. L’accordo permetterà ai frati di entrare immediatamente nel vivo del mercato dei produttori di birra che negli ultimi 5 anni è cresciuto del 240% grazie ai kit per la produzione casalinga di zaffate dolciastre dai garage e permetterà anche di rendere omaggio al santo che ha permesso tutto ciò, il quale, come riportato nel libro “I ceci di Padre Pio”, era ghiotto di ceci tostati e amava la birra tanto che il suo motto era N ‘v f’det di fret ca n fann a birr.

L’acquisizione di Heineken S.p.a. – si legge in una nota del cda del gruppo di San Giovanni Rotondo – è il passo finale verso la completezza assoluta come convento di frati minori, non era possibile continuare senza aver mai prodotto una cazzo di birra. E perdonateci le forti parole, d’ora in poi non saremo più Frati Minori ma Frati Migliori. Questo è un sogno che inseguiamo da tutta la vita, ma dopo quella finale persa con i nostri eterni rivali della Franziskaner, tutte le nostre energie si sono concentrate nel conteggio amanuense dei soldi delle copiose offerte che i frati cambiavano in monete da 1 centesimo per poi contarli per giorni e giorni perdendo di vista la vocazione principale che spinge a compiere la nostra scelta di vita: la produzione di birra“.

Una vera e propria rivincita contro i rivali d’oltralpe; infatti, i seguaci del santo di Pietrelcina, proprio a causa di un santo decisamente più impegnativo rispetto ai mucchietti d’ossa degli altri conventi (basti pensare alla recente tournée delle sue spoglie), impegni che li hanno allontanati dalla fermentazione del malto facendo loro guadagnare il dispregiativo epiteto di ‘minori’, un appellativo da sempre maldigerito negli ambienti, nonostante il tentativo del 2014, quando frate Rodolfo acquistò per 130 euro + spedizione un kit per la produzione domestica della birra. Dopo il quarto tentativo di tirare fuori una bevanda appena superiore alla Dreher, i monaci si sono però accorti che oltre a non esserne capaci, avevano perso anche la loro proverbiale pazienza abbandonando completamente il progetto.
La multinazionale, che controlla 1/3 dei rutti del mercato mondiale, ha già stretto i primi accordi commerciali. Il primo marchio a rinnovarsi sarà la McFarland, già proprietà del colosso olandese, che verrà riconvertita entro fine mese e a breve lanciata sul mercato dellla birra come McForgion, una rossa ambrata corposa dai sentori di rosa e ciclamino, fermentata in teca, già destinata a diventare la birra dell’estate italiana, mentre è già partita la campagna pubblicitaria sul sito unapintaperpadrepio.com dove potrete vincere splendidi gadget come il cavatappi a forma di mano, il boccale anti ‘baffo di birra’ e il sottobicchiere a stimmate.

Vittorio Lattanzi